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La magia del cavallo dopo la guerra

Ustioni di terzo grado, un trauma cranico e danni ai nervi a una gamba: questo è il ben servito di una bomba al Sergente Aaron Heliker, che a soli 27 anni, era stato protagonista di ben sei missioni in Iraq e in Afghanistan.
Ma erano i danni invisibili, quelli più duri da affrontare. Non poteva più tollerare di essere in mezzo alla gente. Era ansioso, in continua ipervigilanza, pronto ad aspettarsi, da un momento all’altro, un attacco militare, come in guerra. Riaffioravano nella sua mente i ricordi dell’ Afghanistan, di quelle cinque ore di attacco da parte degli insorti, dei compagni che trovò a terra moribondi, senza poterli salvare.
Impossibile pensare che esista un modo risolutivo per cancellare questi drammatici ricordi e dominare l’ansia della guerra sempre a un passo, quando ci sei stato dentro. Così, sperando di dimenticare, Heliker cominciò a bere. Gli è stato diagnosticato un disturbo post traumatico da stress (PTSD) e inviato a una sezione per la tutela della salute mentale per i veterani.
Devastato dai dolori fisici, terrorizzato all’idea di restare emarginato, Heliker non vedeva futuro. Aveva pensato seriamente di farla finita. Poi ha incontrato Fred: un castrone bianco, “membro” del programma di pet therapy Debbi Fisher Rainier, riservata ai militari colpiti da PTSD. La magia di Fred ha interrotto gli imminenti tragici piani del soldato: "Mi piaceva, così ho rimandato la mia morte per una settimana", ha detto Heliker.
I cavalli sono partner ideali per i traumatizzati perché "sono spiriti affini - ha detto Fisher - e hanno simili reazioni “combatti o fuggi” di fronte alle minacce. Addestrare un cavallo a non saltare per aria di fronte a un foglio di carta che vola, per esempio, diventa un modello di vita da seguire per l’uomo, e, nel caso particolare, per il recupero psicologico del soldato, che deve contrastare, nel cavallo, quello stesso istinto di ipervigilanza che lo affligge”.
Fred è diventato un amico, per Heliker. Forse perché si sarà sentito vicino a lui, nei timori, nelle ansie, nell’irrazionalità dominata unicamente dalla difesa. O forse, perché i cavalli hanno in loro una magia inspiegabile, che risiede nella luce dei loro occhi, nel loro linguaggio quasi impercettibile, nella loro straordinaria generosità.

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