di Francesca Begozzi Mi sono innamorata di te questo,ormai , lo so per certo. Era un pomeriggio di un giorno qualsiasi quando, prima ancora di te, mi sono innamorata di tuo padre.

Non lo scorderò mai e ne e' passato di tempo. Ho posato gli occhi su di lui appena girato l'angolo, dietro una siepe fiorita a passo lento; lui si è girato all'improvviso e mi ha guardata e mi è entrato dentro nel lampo di luce dei suoi occhi, maestoso e dorato, le orecchie puntate, attente, il collo arcuato e splendente. Standogli vicina non l'ho mai montato né ho mai parlato con lui di sussurri, di carezze e di odori scambiati. La vita e' passata in un turbine di anni prima felici, poi disperati di amore tradito più volte e quasi ne sono morta.

Poi ci sei stato tu. Sei piovuto nelle mie giornate quella mattina di settembre, vieni a vederlo in scuderia, portati gli stivali per montarlo. Eri li a capezza al lavaggio. Teso, attento, una stella splendente sulla fronte, non ho riconosciuto quello stesso sguardo così vivace e giovane in te. Ti ho montato con timore tenendo per la prima volta le tue redini nelle mie mani con dolcezza, spaventata dal tuo galoppo allegro e dalle tue orecchie attente come messaggere dei tuoi pensieri. Non mi hai uccisa, mi hai lasciata dondolare sulla tua sella di carezze e di domande e di desideri ancora confusi.

Te lo porto in scuderia ha detto D. e con quel van enorme con te piccolino dentro e' arrivata una ventata improvvisa di ansia, di incredulità per questa vita scriteriata insieme ad un nuovo cavallo e il sospetto di una felicità profumata .

Ti amo davvero con il tuo profumo di passeggiate; e' fuori di testa, mi dicono guardandomi come se fossi impazzita, te lo sei preso veramente?! Non salta più… Ma quando vengo a prenderti la mattina sento il tuo passo sbarazzino, mi chiami con un nitrito vibrante, sei noioso, raspi sempre con gli zoccoli, non stai mai fermo, ti tuffi nella carriola delle carote trascinandomi goloso, impudente, viziato.

Ti è partita la testa mi avvisano, si ferma, si mette in piedi, sono caduta, mi ripetono. Ma noi voliamo su verticali di barriere e cancellini colorati e larghi di sogni, mi porti in alto senza fatica battendo perfetto con i tuoi piccoli zoccoli, ti ricevi in uno sventolio di criniera che si intreccia morbida alle mie dita. Galoppiamo respirando insieme, sussurrandoci di vento e di more, di tramontana e di caldo assolato in questa nostra magica estate. Ti ho liberato nella neve questo inverno assaporando la tua libertà ventosa e il tuo trotto in quel biancore scricchiolante.

Ti tengo vicino al mio cuore, ti proteggo da quello che ti ha fatto impazzire, qualunque cosa sia stata. Ne sono certa, tra una cascata profumata di mele e di carote, elettroliti e caramelle fondenti, tra poco torneremo in gara e vinceremo insieme i fantasmi che ci hanno uccisi in questi anni prima di incontrarci; ti lascerò galoppare frizzante e ballerino di questa nuova scommessa. Salterai di nuovo armonioso e allegro e sfrontato di chi ha parlato di te: sbroccato, hanno detto.

Mi sono innamorata, come vedi. Hai steso la tua amaca nel mio cuore e dondoli al ritmo delle ore della mia giornata. Erano quasi le sei quando ho compilato il tuo passaggio di proprietà con mano incerta di incognite ma sicura, ti volevo con me. Data, indirizzo, nome della fattrice, nome del padre. Ho perso un colpo nel mio respiro, un'aritmia sorridente quando ho letto il suo nome e l'ho rivisto li, tuo padre, galoppare su quel foglio bianco, l'ho visto come quel giorno spuntare in stampatello nelle lettere del suo nome come dietro quella siepe fiorita quel giorno di maggio. Il tuo sguardo era il suo, solo in quel momento l'ho riconosciuto, non ho avuto Lustling M, ma ho te, come una stella cadente sei atterrato nel gelo della mia vita con il calore del fieno e del tuo respiro, dolce, sul mio collo.


(* giudice nazionale salto ostacoli FISE Lazio)