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Matteo Giunti, la rivelazione azzurra del 2012
di Daniela Cursi.


Matteo Giunti, toscano doc, è nato a Viareggio il 10 ottobre 1976, vive a Firenze con sua moglie, l’amazzone olimpica greca Danae Tsatsou, e i suoi due figli, Dafne e Andrea, e monta a Prato presso il circolo ippico “Il Magnifico”. Ha ereditato la passione per l’equitazione dal DNA dei suoi genitori, che lo hanno messo a cavallo quando aveva appena due anni. Da quel momento, Matteo non ha più avuto dubbi sul suo futuro.Il suo primo istruttore è stato il papà, Mario Giunti (istruttore federale di 2° livello, 2° grado di salto ostacoli e patente B di attacchi). Il tecnico che ha influenzato maggiormente la sua equitazione è stato Henk Nooren e i cavalli che hanno segnato la sua svolta equestre sono stati Landrù e Roble Z: entrambi partecipanti alle Olimpiadi di Atene, il primo sotto la sella di Emilio Bicocchi, per l’Italia, il secondo sotto la sella di Danae Tsatsou Giunti, per la Grecia. E adesso, nella sua vita, c’è Bambino Van’t Zurgvliet. “Questo, a differenza di tutti i cavalli che ho avuto, non lo vendo”, commenta sorridendo Matteo Giunti, probabilmente compiaciuto del rapido feeling che è riuscito a conquistare con il suo nuovo compagno di gara.Il palmares internazionale del cavaliere azzurro conta in tutto 3 Coppe delle Nazioni (Sofia nel 2001, Bratislava nel 2004 e Atene nel 2004) e buoni piazzamenti individuali, in Italia e all’Estero. A partire da luglio 2011, ha cominciato il suo percorso agonistico con Bambino Van’t Zurgvliet, castrone belga undicenne (Chin Chin X Heartbreaker). La loro prima gara in assoluto è stata una 135 nazionale a Pistoia. Il binomio ha poi proseguito rispettando un iter progressivo e cauto, collezionando buoni piazzamenti fino alla strepitosa vittoria del Gran Premio dello CSIO di Linz. “E’ un cavallo di grande rispetto e forza - ha dichiarato Matteo, con grande gentilezza – il risultato di Linz conferma, in parte, le sue capacità e, in tutto, che il lavoro finora svolto con lui, è stato quello giusto. Io mi dedico molto ai cavalli e alla scuderia. Tengo sempre duro e non mi do mai per vinto”. L’aspetto più evidente della personalità di Giunti, a prima vista, è anche la riservatezza. Dopo poche parole, però, ad essa si aggiungono la buona educazione e la serietà. Sorge quindi spontanea la domanda: “un tuo difetto?”. “Sono permaloso”. Ha dichiarato senza pensarci troppo su.Passando ai suoi gusti sportivi, il cavaliere viareggino predilige, tra i cavalieri stranieri, l’irlandese Cameron Hanley, tra i cavalli di tutto il mondo, Cornet Obolenksy e tra i suoi colleghi italiani, Natale Chiaudani e Giulia Martinengo Marquet.La sua filosofia lavorativa è racchiusa in una parola di 4 lettere: “Team. Il risultato è individuale – spiega – ma per arrivarci c’è bisogno del maniscalco, del veterinario, del groom; del supporto emotivo e pratico di chi ti sta intorno, come i familiari e gli allievi. Sono aspetti imprescindibili del quotidiano che prima o poi portano al vero risultato. Non basta la dedizione personale autocentrata”.
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