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Progetto scuderie: tutti insieme per il rilancio dell'equitazione

L’attenzione verso il Salto Ostacoli Senior resta una priorità massima per la Federazione che, in questi ultimi tempi, ha dapprima studiato e poi varato una serie importante d’innovazioni tese a colmare il gap con le nazioni più forti. Si sta sviluppando un progetto armonico, strutturato, tale da disegnare un modello che possa riunire tutte quelle componenti che in passato viaggiavano su rette mai coincidenti con il risultato di una forte dispersione di risorse. L’obiettivo dichiarato è quello di creare un gruppo, un’unità compatta che preveda la partecipazione diretta di tutti gli elementi che formano la filiera equestre: allevatori, proprietari, atleti e tecnici federali.
In quest’ottica va letto il progetto Scuderie (che, applicato in questi anni nel Dressage con la “Scuderia Truppa”, sta vivendo proprio in questi giorni un momento magico), fortemente voluto dal Presidente Andrea Paulgross, che fin dalla sua elezione ha ritenuto fondamentale la presenza dei proprietari inserita nella stanza dei bottoni della nuova FISE.
In un luogo rappresentativo come lo show ground di Arezzo, dove si è da poco terminato il Toscana Tour, è stato fatto un importante “salto” in avanti con una riunione plenaria alla presenza di tutti gli addetti ai lavori. Insieme al presidente Paulgross, sono intervenuti i tecnici federali Stefano Scaccabarozzi, Duccio Bartalucci e Sante Bertolla, il tenente colonnello Salvatore Oppes a rappresentare gli atleti dell’Esercito, proprietari, team manager e i cavalieri delle scuderie più importanti che hanno aderito a questo Progetto. Che in questa fase possiamo definire essere “work in progress”, poiché la sua realizzazione passa attraverso una serie di step preordinati. Ora dopo una prima fase di censimento per fare il punto delle forze in campo a disposizione, si sta passando a quella operativa del progetto sportivo, che consiste in una sorta di “business plan economico-sportivo” per i prossimi 5 anni, organizzato dai team e condiviso con la Federazione.
Questo, una volta a regime, dovrebbe eliminare le improvvisazioni presenti nel passato e rendere la programmazione sportiva per i grandi appuntamenti certa e in qualche modo blindata.
Si sta dando corpo al concetto di “organizzazione”, e di programmazione, che costituisce il cuore del Progetto. Per rendere armonica la struttura, la FISE proverà a incanalare verso un’unica direzione i programmi, le aspettative, le reali esigenze dei cavalieri, all’interno delle singole scuderie. E’ ormai il tempo di muoversi in modo serio, in gruppo, di ottimizzare le risorse sportive, di raccogliere l’appoggio degli sponsor, di ragionare in forma organica, su programmi di medio e lungo periodo.
La Federazione – ha già annunciato Paulgross - sta inviando, a quanti hanno aderito al Progetto Scuderie, un invito per predisporre il proprio piano economico-sportivo. Si tratterà di elaborare le linee guida per concordare un piano di massima per gli anni a venire, mettendo sul tavolo, nella forma più oggettiva, ipotesi di sviluppo, necessità, risorse. L’invito contiene, com’è ovvio, ‘voci’ indicative: starà a ogni singola realtà, poi, comporre i progetti. Con la massima libertà ed elasticità. Riservando sempre un ruolo privilegiato, questo sì, alla formazione dei giovani cavalli.
Si tratta di un documento con domande-quadro, l’indicazione di linee-guida. Quelle che costituiranno la base del rapporto tra le scuderie e la federazione, che cercherà di supportarle in ogni modo. Tra due mesi faremo il punto, tutti insieme. Coglieremo magari l’occasione per ritrovarci anche negli studi di Class Horse TV, che allestirà una serata sull’argomento”.
Si ragiona quindi non tanto sul momento, sul solito “uovo oggi” che non basta a creare una squadra vincente, ma si guarda al medio e lungo periodo. In questa fase l’importanza dei risultati sfuma rispetto alla messa in atto del sistema strutturato che accompagnerà la squadra in un futuro diverso e molto più concreto. Un percorso che propone un traguardo finale, che non esclude eventuali successi di tappa, ma nemmeno pretende di considerarli indispensabili. Le prove che gli atleti azzurri si accingono ad affrontare vanno inquadrate in un progetto di crescita. In nessun caso dovranno costituire, come purtroppo spesso avviene in questo Paese, motivo di bilanci prematuri o, addirittura, di giudizi sommari. Queste modifiche potranno essere molto utili per rivolgersi al mercato e recuperare quegli sponsor indispensabili per la crescita agonistica dell’equitazione che dovrà inevitabilmente fare i conti con i tagli orizzontali che il CONI metterà in atto entro fine anno. Presentarsi alle grandi aziende con programmi certi e di medio lungo periodo, siamo certi che siano elementi in grado di dare i propri frutti.
Un altro aspetto che è stato posto come prioritario dal Presidente e da tutti i partecipanti è quello relativo all’importanza dei giovani cavalli ritenuti, a ragione, risorse da fare crescere con determinazione per costruire un parco cavalli made in Italy con una forte componente di competitività. Dedicare loro la massima attenzione ci permetterà di potere costruire in casa i futuri campioni, selezionandoli, formandoli, inserendoli da subito nella propria scuderia.
Un piano ambizioso che ha già inquadrato nel mirino gli appuntamenti cardine come i WEG “normanni” del 2014 e soprattutto i Giochi di Rio de Janeiro del 2016. Servirà anche l’impegno della federazione sul versante della FEI, per cercare di garantire ai cavalieri azzurri maggiori opportunità di accesso ai concorsi internazionali, che al momento risentono del sistema bloccato sui top-30 mondiali. “E’ certamente difficile muoversi in un quadro come quello attuale – ha spiegato ancora Paulgross – ma non abbiamo alternative. Da un lato, dobbiamo abbattere i costi in qualsiasi modo; dall’altro, recuperare risorse e, se possibile, persino garantircene di nuove. Nei prossimi anni, dovremo certamente reggere il peso dei tagli che il CONI imporrà a tutte le federazioni, alla luce di quelli che a sua volta subirà fatalmente dal governo. La FISE per fortuna si autofinanzia al 70 per cento e questo la mette in una posizione privilegiata. Ma se vogliamo che il budget d’investimento resti pari a quello attuale o, meglio ancora, aumenti, dovremo salire almeno all’80-85 per cento. Del resto non vorrei mai limitarmi a ‘mantenere’: vorrei riuscire a creare un tesoretto da mettere a disposizione dello sport di vertice. Tutti i cambiamenti che la FISE sta mettendo in atto sono improntati in modo tale da non pesare di un solo euro in più su atleti e organizzatori, ma servono anche a reperire risorse da investire nell’attività sportiva. Vogliamo garantirci introiti significativi, battendo ogni strada e possibilmente aprendone di nuove, per sostenere l’attività di alto livello in tutte e tre le discipline olimpiche”.

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