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Categoria: Attualità
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17 Ottobre 2012
L'arte dell'equitazione militare alla base dell’addestramento marziale di ogni samurai Cos’era il bajutsu? Nei primi secoli dell’età feudale in Giappone, alla base dell’addestramento marziale di ogni samurai, c’era il bajutsu, un’arte dell’equitazione militare. Conosciuta anche come jobajutsu , quando si riferiva alla terraferma, e suieijutsuo subajutsu per l’attraversamento di distese d’acqua, ha rappresentato per secoli il segno dell’effettivo dominio miliare e politico del samurai giapponese. Come anche succedeva in Occidente, il cavallo era utilizzato come compagno in battaglia e pian piano divenne uno degli elementi distintivi del bushi. La stessa residenza del cavaliere comprendeva le scuderie e i campi per l’addestramento dei formidabili combattenti. L’avanzata del bushi a cavallo verso le linee nemiche si attuava secondo percorsi irregolari di convergenza, per togliersi dal bersaglio dei colpi nemici. Durante tutto il percorso, il cavaliere scagliava frecce a ripetizione e, solo raggiunta una distanza ravvicinata, utilizzava la lancia o la spada lunga. L’addestramento prevedeva il raggiungimento di un’abilità di cavalcata tale da garantire la piena mobilità e la perfetta esecuzione delle strategie belliche. Anche il destriero doveva essere in sintonia con la personalità del suo padrone, al punto da agire in sincronia coi suoi movimenti, ritraendosi o impennandosi all’occorrenza. La pratica del bajutsu fu abbandonata attorno al 1600 a causa dell’uso limitato dei cavalli per via del loro costo proibitivo legato all’allevamento e al mantenimento. Inoltre, la relativa tranquillità del periodo Tokugawa e l’assenza di guerre ridussero l’equitazione militare ad una funzione limitata per lo più alle cerimonie, agli eventi emozionanti come la festa Yabusame o ai cortei ufficiali dei governatori delle province.