Attualità
Storico a Londra: l'Arabia apre alle donne
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- 25 Giugno 2012

Cade finalmente il tabù che aveva visto, da sempre, in uno dei Paesi che oggi figurano sotto la “Primavera Araba”, il divieto alla pratica sportiva per le donne. Da un rapporto di «Human Rights Watch» si evince che, nel regno wahabita ultra-conservatore, erano molte le limitazioni rivolte al mondo femminile e oggi sulla via del progresso: divieto di guida, divieto di attività sportiva, divieto di voto, divieto di autonome cure mediche, divieto di viaggio.
In un paese che aveva, finora, 153 club sportivi esclusivamente maschili, oggi, si respira aria nuova. Nell’istante in cui verrà annunciato l'ingresso dell'Arabia Saudita sui campi olimpici, cadrà la disparità tra i sessi che finora aveva impedito al mondo arabo femminile di partecipare ai Giochi, e sarà compiuto un passo verso le pari opportunità femminili, verso il ruolo pubblico delle donne.
Merito del pugno di ferro di re Abdullah che ha voluto insistentemente riconoscere alle donne un ruolo più attivo nella società, nonostante le pressioni dei conservatori religiosi, che volevano mantenere il divieto sportivo alle donne.
“Il Re Abdullah – ha dichiarato un alto funzionario alla BBC – sta cercando sensibilmente di portare avanti una radicale riforma, tenendo presente gli equilibri sociali e le giuste tempistiche. La decisione olimpica non è isolata, ma fa parte di un contesto più ampio. Per esempio – prosegue – ha permesso la partecipazione delle donne allo Shura Council (un organo consultivo)”. Il 2015, inoltre, dovrebbe segnare il primo diritto al voto delle donne.
I Giochi Olimpici di Londra, saranno testimoni di questa nuova rotta, intrapresa dall'Arabia Saudita e dal Qatar. Quest’ultimo sembra aver annunciato un team di tre donne per la sfida a cinque cerchi.
Qui, l'articolo "Arrivano le atlete di Allah" de Il Corriere dello Sport firmato da Marco Evangelisti, che ha affrontato un tema così delicato nell'edizione di mercoledì 27 giugno