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Ciao, piccolo grande ReScomparso Mayday, il leggendario campione di Arnaldo Bologni

Chi era Mayday?”, ha chiesto ingenuamente, oggi, un giovane cavaliere dodicenne. “Mayday era l’ultimo Re di Roma, l’ultimo vincitore del Gran Premio di Piazza di Siena”, ha risposto l’istruttore, stupito di quanto il giovane fosse ignaro della nobile impresa, compiuta nel 1994 da un baietto, alto 1.65 al garrese, sotto la sella di Arnaldo Bologni. L’Italia di quei tempi non può dimenticare l’entusiasmo con cui il pubblico, assiepato intorno all’ovale romano, si stringeva commosso davanti alla bandiera italiana che saliva, con le note dell’Inno di Mameli, sul pennone più alto del Gran Premio Roma. Mayday era lì, inconsapevole dell’emozione corale che aveva suscitato. E delle conseguenze pratiche di quella vittoria. Nella sua testa chissà cosa pensava, Mayday, mentre Bologni gli accarezzava la criniera. Lui era lì, incosciente del significato della sua impresa. Nella sua testa quello, ero un giorno come un altro, al servizio del suo cavaliere. L’Italia di oggi ha continuato a venerare questo leggendario atleta, poiché nessun altro, finora, è riuscito nella stessa missione: riportare la vittoria della sfida clou dello CSIO romano all’Italia. Atto di cui è stato protagonista, invece, Mayday, perché prima di lui, non si era più udito il Canto degli Italiani per ben 18 anni. Il binomio Bologni/Mayday ha interrotto quel silenzio, dopo la vittoria di Piero D’Inzeo su Easter Light (1976), imponendosi nell’Albo d’Oro che attende ancora di poter ascrivere un successore azzurro.

Per noi Mayday è un fuoriclasse, un mito sportivo. Ma lui era prima di tutto un cavallo e, dopo essere stato ritirato dalle competizioni, tre anni dopo lo strepitoso successo di Piazza di Siena, all’età di diciotto anni, il purosangue neozelandese, è passato dall’essere un regalo di nozze (Marco Carlo Montorsi lo acquistò nel’92 donandone la metà ai neo-coniugi Bologni) e uno straordinario compagno di gara, a un cavallo “figlio” per Antonella e Arnaldo, e “fratello maggiore” per Filippo.

Abbiamo costruito il circolo – raccontò due anni fa Antonella Bologni – proprio nell’anno in cui Mayday ha vinto il Gran Premio Roma. Lo dobbiamo anche a lui questo posto. Per questo motivo porta il suo nome”. Fu la gratitudine e il grande affetto per questo cavallo a spingere i Bologni a considerarlo come un membro della famiglia. E come tale, non poteva ricevere una pensione ordinaria.

Come un degno padrone di casa, ha trascorso le sue giornate, 16 anni in tutto, all’insegna della libertà totale, con ogni confort a disposizione: il suo box era sempre aperto e decideva lui se entrarci o no; girava indisturbato per prati, corridoi e campi del circolo ippico, muovendosi in lungo e in largo per i 10 ettari che aveva a disposizione, finchè la sera, da buon “vecchietto”, veniva messo al sicuro nel suo box con finestra. Ogni tanto si fermava sul piazzale, davanti al van. Allora Arnaldo lo faceva salire sulla rampa e lo posizionava tra i battifianchi. “Così si sentiva ancora giovane!”, spiegava Antonella.
Mayday era ferrato davanti e, in generale, assistito come se fosse stato ancora in piena attività sportiva. Qualche anno fa, ebbe un problema all’occhio, immediatamente risolto da uno dei migliori oculisti a livello europeo, rintracciato urgentemente da Antonella. “ Puoi immaginare la reazione del dottor Perruccio – spiega la signora Bologni - quando gli ho detto che il cavallo aveva 29 anni. Ma stiamo parlando di Mayday, che ha un valore affettivo oltremisura per noi. Non mi piace fare le cose a metà. Se decido di mantenere un cavallo in vecchiaia, devo assicurargli le stesse cure riservate a un cavallo di 10 anni in piena attività. Mayday non ha mai fatto le cose a metà”.

Il portacolori dell’Albo d’Oro di Piazza di Siena ha sempre avuto al suo fianco il suo sponsor di un tempo. Si tratta di Purina, che non lo ha abbandonato neanche in pensione, assicurandogli una fornitura di mangime Integry, ad alta digeribilità, adatto a un cavallo anzianotto e inappetente come lui, che stranamente non ha mai mangiato volentieri tanto fieno, non ha mai gradito mele e zuccheri. Adorava solo le carote, i biscotti e le caramelle polo.

Ho avuto la fortuna di incontrare un cavallo genio – dichiara Arnaldo Bologni – di lui posso dire che, nonostante non fosse uno stilista, aveva grande cuore ed era sempre con me. Aveva una meccanica particolare, ma si inventava salti di ogni tipo pur di non toccare. Ha sempre dimostrato una grande voglia di partecipare e lo faceva con la testa. Nel’95, l’anno successivo alla vittoria di Piazza di Siena, eravamo sul filo della seconda vittoria nel Gran Premio Roma, ma in doppia gabbia, si è agganciato con un ferro al moschettone del sottopancia. In quella occasione ha dato un ulteriore prova del suo coraggio, perché è riuscito ad uscire dalla gabbia con un anteriore bloccato. L’errore ha pregiudicato la vittoria, ma il ricordo che lego maggiormente all’evento non è la vittoria mancata, bensì la prova di coraggio di Mayday”.
Un personaggio storico per gli amanti dell’equitazione. Un cavallo fortunato e longevo. Mayday è venuto a mancare stanotte, alla tenera età di 34 anni. Qualcuno potrebbe pensare che, dopo una vita così lunga e così felice, la sua scomparsa possa essere accettata. Che ci si possa preparare a questo dolore. Ma lui era Mayday.

"Immaginando questo giorno – ha dichiarato Marco Carlo Montorsi – sapevo che avrei pianto. Ma non così tanto. Il merito maggiore di Mayday è stato quello di trasformare Arnaldo da grande cavaliere in un campione. Quello che ha fatto sul campo è stato sotto gli occhi di tutti. In pochi sanno il meticoloso lavoro di Antonella, “dietro alle quinte”, per mantenerlo al top della forma fisica e mentale. Forse nessuno sa in che modo strepitoso, questo cavallo abbia cementato un’amicizia fra noi, che dura da quasi 28 anni e non finirà mai. Questo per me e' il regalo più bello di Mayday, più delle sue innumerevoli vittorie e dei premi vinti”.
(nella foto, Mayday, in una delle sue giornate da pensionato, affacciato alla finestra del box sempre aperto per le sue “fughe” curiose).



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