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Piazza di Siena, Paulgross:
Sono state, finalmente, quattro giornate di sport vero, di equitazione pura e di altissimo livello. Meno mondanità e più emozioni in campo. Meno Vip e più cavalli. Dovrebbe essere la norma, per una manifestazione che, come Piazza di Siena continua a fare in modo unico, incarna la storia degli sport equestri. Eppure quest’anno, in occasione dell’80° anniversario dello CSIO, lo è stata molto di più. “Come presidente di una federazione sportiva, non posso che esserne felice. Lo sport, il mio sport mi appassiona come nient’altro al mondo. Averlo vissuto in questo modo, in mezzo a un evento che è stato finalmente restituito all’agonismo, non può che riempirmi di gioia”.


E’ positivo il bilancio tracciato dal presidente della FISE Andrea Paulgross, nell’ultima giornata del concorso. “Complessivamente, è andato tutto piuttosto bene, pure a fronte di difficoltà evidenti. La FISE si trovata costretta a riassumere la responsabilità di organizzare una manifestazione complicata come questa in tempio strettissimi. Il momento è difficile per tutti, si possono anche capire certe scelte drastiche. Ma la FISE non è un’azienda privata, che può decidere, nel caso, se continuare a investire su Piazza di Siena oppure no. La FISE non poteva tirarsi indietro, pur nella consapevolezza che allestire tutto questo in poche settimane sarebbe stato complicatissimo. Ci siamo assunti una responsabilità enorme, abbiamo reso una decisione secca e ci siamo buttati nel lavoro a testa bassa. Alla fine, è andata come tutti avete visto. Il mio primo grazie va alla struttura federale, ai dipendenti, ai collaboratori, allo staff che, prima, ci ha supportato per organizzare tutto questo in poche settimane e, poi, a far svolgere le quattro giornate che ora si stanno concludendo. Loro sono stati generosi e molto bravi, indubbiamente. E li ringrazio uno a uno. Ci è venuto in soccorso anche il tempo. Minacciava uragani, tutto sommato è stato molto clemente. Insomma, non ci possiamo lamentare”.


Neanche lo sport ha tradito, per fortuna: “La squadra Italia nel suo complesso non si è mossa male. Abbiamo portato a casa diverse categorie, dopo anni l prima squadra ha effettuato dei buoni giri, siamo stati veramente a un soffio dal terzo posto in Nations Cup. Niente male. Del resto la situazione del nostro salto ostacoli la conosciamo da anni: non è un caso se siamo in Promotional League. Ma stiamo lavorando duramente sui nostri difetti. Siamo all’inizio di un percorso. E ci stiamo bene: un giornale neozelandese ha detto, dopo aver visto la gara di venerdì, che l’Italia non può stare fuori dalla Top League. Abbiamo individuato il problema: tutto è legato alla capacità delle scuderie di sostenere i cavalieri sul piano della continuità, della programmazione, della sostenibilità, come avviene all’estero. In Italia si è sempre parlato poco dei cavalli e molto degli uomini che gli girano attorno. Il cavallo da sella è una risorsa che deve essere recuperata, nell’interesse del paese, otre che dell’equitazione italiana. Qui, abbiamo visto una presenza più organizzata rispetto agli anni scorsi. Segno che abbiamo centrato il problema e che, quanto meno, siamo sulla strada giusta”.


E’ stato uno CSIO sportivamente assai intenso, ma assai meno mondano. Un tema centrale, questo, nelle riflessioni del presidente della FISE che ha anche difeso la tradizione della categoria della potenza dalle solite polemiche (“Piace da impazzire al pubblico romano, che ogni anno invade letteralmente le tribune per seguirla: un comitato organizzatore non può certo trascurare questo elemento”), pur ammettendo probabili modifiche per il prossimo anno (“Cercheremo di rivedere il regolamento, per tutelare al massimo la salute dei partecipanti”). Per il resto, ha proseguito Paulgross, “la sobrietà che ha caratterizzato queste giornate non l’abbiamo cercata, è venuta naturalmente. Potrei dire che l’abbiamo voluta, per una forma di rispetto del momento che praticamente tutti gli italiani stanno attraversando, ma è stata casuale. Di certo, a me non è dispiaciuto un concorso così. La nostra missione, certo, è finanziare l’attività, e so ch una certa visibilità può aiutare a trovare risorse. Ma il discorso non può essere rovesciato. La mondanità deve essere una conseguenza di un grande evento sportivo, non la ragione per organizzarlo. Vedere più erba e più concentrazione sul fatto sportivo è stato molto bello. Ripartiremo di qui, cercando di migliorare tutto. Anche ritoccando un po’ gli orari, rimodulandoli”.


Detto che, per le condizioni di assoluta emergenza in cui si è operato, i conti economici finali non soffriranno troppo (“Non mi aspetto un attivo, certo, ma neanche negatività mostruose: questa edizione ci servirà come test e come trampolino verso un futuro sempre più importante; in qualche modo possiamo considerarlo un investimento”), è proprio del domani che si è parlato già in queste ore. Con grande chiarezza di obiettivi: “Questo ritorno all’anno 0 ci consente, da domani, di costruire le prossime edizione con maggiore serenità. E anche con maggiore consapevolezza. Finalmente potremo pensare alle prossime edizioni di Piazza di Siena da attori protagonisti del nostro destino, non più vincolati a problematiche e tempistiche di altri. Finalmente l’interesse per Piazza di Siena collimerà con quello dell’equitazione italiana. Così deve essere. Non avrebbe senso, altrimenti, allestire una vetrina bellissima, per lasciare attorno il deserto. Lo sport continuerà anche fuori di qui, nelle prossime settimane. Piazza di Siena non deve essere considerato un totem, ma un volano per la nostra attività. Tutto deve servire a incrementare l’attività sportiva. La stagione non finisce qui, ma continua. E noi faremo di tutto per viverla sempre di più da protagonisti”.


La FISE intende davvero rimettersi al lavoro da domani, sugli obiettivi più vicini. Ma già con un occhio all’edizione numero 81. Non a caso all’incontro, stamani, era presente Christian Berlakoviz, ambasciatore dell’Austria a Roma. Paulgross vuole portare nell’ovale più bello del mondo lo straordinario spettacolo della Scuola spagnola di Vienna. Come si vede già a Parigi, a Berlino, a New York, a Tokio. Berlakoviz si è detto entusiasta del progetto: “Questo è un posto straordinario, i cavalli di Lipica sono di origine spagnola e partenopea. Qui, sarebbero certamente a casa loro”.


Appuntamento all’anno prossimo, allora, per quattro giornate ancora più grandi.
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