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Volteggio: Cavallaro, sfortunata ma bravissima

Un grande ha detto che i rovesci della vita sono in genere di due tipi: la nostra sfortuna e la fortuna degli altri. Lo ha detto nel 1911, impossibile dunque che pensasse ad Anna Cavallaro, la stella del volteggio azzurro caduta per colpa della malasorte (e non solo), assai prima che per causa propria.
Il risultato ormai è noto. Tra sabato e domenica, a Bordeaux, la finale della FEI World Cup di volteggio non si è chiusa nel modo che speravamo e, soprattutto, che la nostra straordinaria atleta avrebbe meritato.
Anna c’era arrivata da seconda nella classifica mondiale, va ricordato: una posizione conquistata inanellando una serie di prove formidabili. Ma la sorte, appunto, ha cominciato a voltarle le spalle quando il traguardo di un podio strameritato era veramente a un passo. Tre giorni di febbre, un’influenza maligna e aggressiva e addio allenamenti proprio in prossimità della trasferta in Francia. Anna c’è arrivata carica lo stesso, ma evidentemente debilitata. Una caduta l’ha pesantemente penalizzata nel punteggio, in cima ad una giornata d’esordio che ha subito evidenziato l’elevatissimo contenuto tecnico della sfida che, nell’arena del Parc des Expositions di Bordeaux, vedeva impegnate le migliori volteggiatrici del mondo. Solo quinta la nostra bellissima veronese, un passato da ginnasta, un presente e soprattutto un futuro da primattrice della più elegante delle discipline equestri.
Il resto, smaltito sia pure con grande amarezza il peso della jella, lo hanno fatto però i giudici. Favorendo le altre atlete in gara: dopo la malasorte propria, appunto, la buona sorte degli altri. Già. Spiace dirlo, perché non c’è niente di peggio nello sport che dover recriminare su certe cose, ma la sfortuna, chiamiamola pure così, in questa trasferta nella terra del vino ha assunto alla fine i tratti – come sempre decisivi – di chi deve esprimere un parere e, di conseguenza, tracciare una classifica.
Perché la prova di Anna domenica è stata davvero splendida. Di certo non inferiore a quella delle avversarie che, alla fine, l’hanno invece preceduta sul podio. Proprio così: alla fine, a dispetto degli applausi raccolti dalla Cavallaro, accompagnata come sempre dal longeur Nelson Vidoni e dal fidatissimo Harley, per la giuria l’hanno spuntata le inglesissime sorelle Eccles, longiate da papà John. Joanna prima con un punteggio totale di 8.837 e Hanna seconda con 8.227. La terza piazza, quella che Anna quanto meno avrebbe meritato, è andata all’atleta di casa, la francese Anne Sophie Agnus. Per lei 8.214 punti totali.
Nella scia, il quarto posto è andato a Sarah Kay e il quinto, appunto, alla nostra Anna Cavallaro: la stessa posizione determinata dal colpo di sfortuna di sabato, che i giudici però non hanno ritenuto di dover correggere, pure a fronte della sontuosa esibizione proposta nella seconda giornata di questa finale.
Malinconico, certo, è stato assistere da semplici spettatori alla premiazione che ha chiuso le gare, con la responsabile del dipartimento FISE, la bravissima Frauke Geilhof, ad accompagnare al podio Joanna Eccles e addirittura Nelson Vidoni e Harley a seguire la Agnus, che ha conquistato il bronzo utilizzando lo stesso abituale compagno di Anna.
Ma l’impresa della nostra ragazza resta. E resta la conferma di una crescita costante, che per la prima volta nella giovane storia del volteggio italiano ha portato un’atleta azzurra a competere per il primato mondiale: Anna nel volteggio, Valentina Truppa nel dressage. Due atlete, due magnifiche atlete comunque sul tetto del mondo. Resta, soprattutto, la conferma dello sviluppo esponenziale di questa disciplina, incoraggiato dalla competenza della Geilhof e, più in generale, dall’entusiasmo di atleti che hanno trovato in Anna Cavallaro la protagonista in grado di fare da traino all’intero movimento.
L’amarezza passerà, come la sfortuna. Anzi, probabilmente è già passata. Perché all’indomani dell’immeritato rovescio sofferto a Bordeaux, appena rientrata a casa, Anna ha subito chiamato al telefono Vidoni: “Dai Nelson, andiamo ad allenarci”. Un’avventura è finita, un’altra è già cominciata.

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