Una gara di rara intensità, un grande spettacolo, una bella prova degli azzurri con le stellette impegnati nel primo campionato del mondo militare di endurance. Una prova persino sfortunata, a capo di un percorso massacrante, che con un pizzico di fortuna in più (e cavalli migliori di quelli toccativi per sorteggio) avrebbe potuto addirittura consegnarci la soddisfazione di una medaglia.

In Bahrain, il paese del petrolio e delle perle, l’avventura bella e sfortunata dei tre militari italiani che costituivano la rappresentativa azzurra si è comunque conclusa con il dignitosissimo 9° posto colto dal caporal maggiore Chiara Marrama, campionessa italiana nel 2011 e ultima nostra atleta in gara, a fronte dello stop imposto prima al cavallo di Jacopo di Matteo, poi a quello di Matteo Paolucci.

La prova si è sviluppata su 120 chilometri di deserto, sull’isola principale (quella che ospita, a nord-est, la capitale del regno, Manama) delle trentatré che compongono il piccolo  arcipelago situato nel golfo Persico, nell'insenatura formata dalla penisola del Qatar.

Quarantotto i partenti, in rappresentanza di quindici nazioni: oltre a Bahrain e Italia, in gara Regno Unito, Spagna, Estonia, Azerbaijan, Uruguay, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Kuwait, Oman, Iraq, Giordania, Yemen e Marocco.

Fino al terzo loop la squadra italiana era al quarto posto, con possibilità di migliorare ancora, ma il verdetto dei veterinari sul cavallo del primo caporal maggiore  Jacopo di Matteo ha infranto i sogni. Problemi metabolici per il cavallo messogli a disposizione dagli organizzatori, che peraltro evidenziava uno stato di forma non perfetto già alla partenza.

E’ così continuata la corsa di Chiara Marrama e del caporale Matteo Paolucci, fino alla seconda tegola: l’eliminazione decretata per il cavallo di quest’ultimo nella re-inspection del penultimo giro.

A quel punto in gara è rimasta la sola Chiara, che è ripartita al settimo posto per gli ultimi 15 chilometri. Il suo cavallo, Gazal Galiba, anch’esso purtroppo fuori forma, ha però ceduto tre posizioni, regalando comunque all’amazzone abruzzese il più che decorso 9° posto finale.

Grande la soddisfazione per tutto il team di assistenza, che ha visto impegnato Adriano Marrama, papà di Chiara, il proprietario del cavallo Alex Louque con la sua compagna Eulalia e il team crew del Bahrain numero 1.

17,85 chilometri all’ora la media mantenuta fino alla fine per la gioia dello staff azzurro, impeccabilmente guidato dal tenente colonnello Max Andrè Barbacini, Capo Ufficio Sport dello Stato Maggiore della Difesa e presidente del CISM per l'equitazione.

La durezza della prova è testimoniata anche dal numero di cavalli arrivati fino in fondo: soltanto 13 sui 48 partiti, con una sola squadra su quindici capace di tagliare al completo il traguardo finale.

La vittoria è andata ad Hamdan bin Rashid Al Maktoum, principe ereditario Dubai, che in sella a Pelton ha chiuso alla formidabile media di 26,004 km all’ora, mentre l’oro a squadre è andato al Qatar, unica squadra, appunto, arrivata indenne fino alla fine dell’estenuante percorso.

Hamdan, trent’anni e una passione per l’endurance pari a quella per la poesia, è il secondo dei 22 figli del potentissimo sceicco Mohammad bin Rashid Al Makotoum, primo ministro e vice presidente degli Emirati Arabi, marito di Haya di Giordania, presidente della FEI. Hamdan è peraltro stato concepito da un’altra moglie di Mohammad, dal nome interminabile: Hind bint Maktoum bin Juma Al Maktoum. Hamdan, che è anche laureato in economia a Londra, ha ricevuto la medaglia d'oro di questo primo Mondiale militare di endurance dalle mani del colonnello Alexandre Morisod, rappresentante del Cism, il Consiglio internazionale dello sport militare, che si è  congratulato con lui per il risultato ottenuto.