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FISE, VERSO LE PONYADI: LA REALTA' DEI PRATONICom’è veramente, e soprattutto come dovrà diventare, il Centro equestre: un intervento del presidente federale
Tra due giorni i Pratoni del Vivaro torneranno a ospitare ancora una volta le Ponyadi, la più bella manifestazione giovanile dell'equitazione italiana. Sarà un'occasione per ritrovarsi, in mezzo a centinaia di ragazzi e di cavalli, in un luogo che, da sempre, costituisce un simbolo e un punto di riferimento per chi ama il nostro sport: "Un angolo di Scozia a quaranta chilometri da Roma, il vero e proprio regno del cavallo", nella felice definizione di un celebre scrittore.
Ebbene, dei Pratoni e del Centro equestre federale si è parlato anche di recente. In termini decisamente meno positivi e poetici, e fin qui poco male, ma esprimendo anche una serie di inesattezze. Si è parlato di CEF in rovina, e questa è già una falsità. E qualcuno è scivolato poi su un terreno di volgarità e di diffamazione del tutto inaccettabile, vedi certe espressioni insultanti diffuse, a cui ho scelto, come spesso faccio, di non rispondere immediatamente, ma per le quali ho però provveduto, naturalmente, a sporgere alcune querele.
Sia chiaro, non sto parlando dei tanti sinceri appassionati che in totale buonafede sono interessati al presente e al futuro del nostro Centro equestre. Mi riferisco piuttosto a chi ha cercato di utilizzare la situazione dell'impianto per motivi meramente strumentali. E tanto meno accetto polemiche del genere da parte di chi negli anni ha provato a più riprese, in un modo o nell'altro, a speculare su questi 150 ettari di meravigliosa campagna. La cosa più avvilente, soprattutto, è non aver colto per adesso l'occasione di analizzare concretamente il tema, approfondendo con attenzione i punti principali della questione, che è cosa seria e complicata, oltre che di grande impatto per lo sviluppo di alcune discipline equestri in particolare.
Anche su un argomento come questo si misura la capacità di ragionare  di produrre decisioni. Prima ancora che una realtà diversa da come si cerca di dipingerla, dei Pratoni bisogna conoscere almeno la storia recente. Punto primo: i Pratoni non sono della Federazione, ma del CONI. Ebbene, era il 2005 quando la precedente gestione della FISE lanciò la famosa campagna: aumentiamo le quote di tesseramento per acquistare i Pratoni del Vivaro. Io mi opposi, unico nel consiglio federale di allora, assieme ad Antonio Verro. La mia obiezione era legata al timore dell'esistenza di vincoli urbanistici e regolamentari, oltre che di prelazione agraria, che avrebbero reso vano il tentativo. Motivi che, infatti, finirono per bloccare qualunque trattativa prima ancora della firma del compromesso. Peccato che nel frattempo, purtroppo per i tesserati, l'aumento delle tariffe era stato varato.
Con l'attuale governo federale, siamo intervenuti nella gestione dei Pratoni alla fine del 2008. Il CONI ci ha privato del contributo garantito in precedenza, nel quadro della revisione e del contenimento delle spese attivato dall'Ente e tuttora in corso. Poi, a fronte di diverse soluzioni prospettate (prosecuzione della gestione da parte del CONI stesso, acquisto da parte della FISE, cogestione al 50 per cento), ci ha chiesto in buona sostanza di attendere, in vista della possibilità di concorrere all'organizzazione dei Giochi Olimpici di Roma 2020, ipotesi che avrebbe ovviamente mutato gli scenari dell'impiantistica sportiva della Capitale, non solo del CEF.
Ma a marzo di quest'anno, come si sa, anche la prospettiva di competere in sede CIO per l'assegnazione delle Olimpiadi del 2020 è naufragata. E la FISE non ha potuto che prenderne atto. Il proprietario dell'impianto, come detto, è e rimane il CONI; noi da soli non possiamo decidere alcunché. E, da marzo in poi, lo stesso Comitato Olimpico si è naturalmente preoccupato di gestire l'avvicinamento ai Giochi di Londra, piuttosto che di approfondire la sorte futura del nostro Centro federale.
Qualcuno, in tempo di campagna elettorale, scopre adesso una situazione di degrado del CEF. Senza ovviamente tenere in alcun conto imprevisti come quello che, lo scorso inverno, ha visto cadere sul Centro oltre un metro di neve, spingendo il Comune di Rocca di Papa a chiedere lo stato di calamità naturale; o il caldo torrido di quest'estate infinita, che ci ha costretto ad altri interventi straordinari a difesa delle strutture e dei cavalli. Disagi, questi, che hanno naturalmente creato qualche problema a un impianto vastissimo e di complicatissima gestione.
Con questo non voglio certo minimizzare i limiti e le difficoltà attuali del CEF. Ma proprio chi come me ama i Pratoni, dove per inciso ho vissuto due anni della mia vita di ventenne, non può permettersi di liquidare il tema con due battute superficiali. Ripeto: il tema è serio e complesso. Il primo aspetto da affrontare è quello della sostenibilità economica dell'impianto. Può oggi mantenersi, il Centro equestre federale, su un'area di 150 ettari, con strutture risalenti agli Anni Sessanta? E come? Ancora: in base alle proprie attività, dovremo cercare di farlo diventare un comitato organizzatore di manifestazioni redditizie. E' opportuno? Che cosa ne pensano i comitati organizzatori di tutt'Italia, posto che la Federazione si troverà in quel caso a essere da una parte l'ente che assegna tali manifestazioni e, dall'altra, ad essere essa stessa comitato organizzatore?
Per riflettere in maniera corretta, valutiamo cosa accade all'estero. Nei Paesi a più grande tradizione e organizzazione equestre - penso ad esempio alla Germania  e alla Francia - i Centri federali (Warendorf e Saumur) rappresentano la parte finale di quella filiera economica che vede nel cavallo da sella un elemento di ricchezza. Nei Centri federali si fa quindi ricerca, sperimentazione, formazione; tutto ad alto livello, nella consapevolezza che il miglioramento della tecnica equestre nei diversi segmenti rappresenti un valore aggiunto di quella filiera economica, prima che sportiva, di cui abbiamo parlato. E' giocoforza che l'elemento pubblico (il Governo, il ministero delle Politiche agricole, le istituzioni locali) svolga un attivo ruolo di finanziamento per quello che a tutti gli effetti rappresenta un investimento produttivo.
In buona sostanza, l'alternativa alla ristrutturazione del CEF finanziata dall’organizzazione seriale di concorsi ippici lucrativi, che onestamente non reputo perseguibile, perlomeno non in misura tale da mettere in difficoltà i privati che investono nelle proprie strutture, è quella di ottenere un sostegno pubblico composito da parte dei ministeri competenti, tra cui quello appunto delle Politiche agricole (una volta avrei detto anche dell'Unire), e nuove risorse dal CONI, attraverso anche una riqualificazione di tutto l'ambiente, così come per il tramite  di un accordo con le istituzioni locali che, dopo la chiusura della "speranza olimpica", so comunque interessate.
In altre parole, il Centro Equestre Federale rappresenta uno dei punti di intervento su cui cercheremo di convincere il Governo a rimettere il cavallo da sella al centro dell'agenda politica del Paese, alla stessa stregua della battaglia sulla politica fiscale nei confronti del cavallo stesso, e più in generale dell'inserimento del cavallo da sella di nuovo nel comparto agricolo tout court, con tutti i vantaggi o perlomeno le certezze normative che ormai da anni latitano. 
Questo sarà, una volta superata l'impasse dovuta allo svolgersi dei Giochi Olimpici, il vero terreno di discussione. Questa FISE proporrà nelle prossime settimane e mesi un progetto al Governo, al ministero delle Politiche Agricole e al CONI, per implementare l'attività del Centro equestre dei Pratoni, mantenendo la sua vocazione di centro di formazione di alto livello, per tutte le attività di interesse (vedi istruttori, preparatori di cavalli, maniscalchi etc.) per tutte le numerose discipline sportive che gestiamo, e rendere così sostenibile, secondo lo schema che ho illustrato, la prosecuzione e lo sviluppo dell'attività sportiva del Centro stesso. Lo farà in maniera aperta e trasparente, confrontandosi con chi avrà intenzione di dibattere questi argomenti con onestà, serietà e concretezza.
 


(nella foto, il campo Posillipo, nel cuore del CEF)

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