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La Paralimpica italiana si è qualificata a Londra 2012


Loro ci sono, Londra può aspettarli. Sì: proprio loro, i paralimpici, i magnifici ragazzi che – a capo di un lungo, complicatissimo cammino – sono i primi atleti azzurri a qualificarsi ufficialmente per i Giochi Olimpici 2102. Le ultime gare, quelle disputate in Spagna e negli Stati Uniti, hanno sciolto qualsiasi riserva: andavano a Londra le prime undici squadre della ranking list FEI e l’Italia si è qualificata al nono posto. E’ dentro, è nel gruppo delle più forti ed è pronta – giurano già i ragazzi che hanno costruito in questi anni una realtà formidabile – a giocarsi le sue carte fino in fondo.
Grande ovviamente la soddisfazione del presidente della FISE, Andrea Paulgross, che ha sempre creduto con fermezza nelle potenzialità di questa magnifica realtà. Fu proprio lui, tre anni fa, a firmare con Luca Pancalli la storica intesa con il Cip, il Comitato Italiano Paralimpico, per l’inserimento ufficiale degli atleti disabili nell’ambito dell’attività federale. E, non a caso, l’accordo-quadro fu sancito in quella che è la casa nobile dell’equitazione italiana: Piazza di Siena.
E’ un momento di autentica gioia – il commento di Paulgrossvedere coronati gli sforzi di questi ragazzi che hanno saputo compiere un percorso straordinario. Lo è soprattutto per quanti, come il sottoscritto, hanno avuto la fortuna di vederli lavorare, in questi tre anni, e competere, cercare di migliorarsi, vivere il proprio impegno con un’intensità che è raro riscontrare non solo nel nostro mondo, ma addirittura in qualsiasi altro sport. Voglio ringraziare uno a uno i protagonisti di quest’impresa: dai ragazzi che l’hanno colta con classe e determinazione, ai tecnici e ai dirigenti che li hanno accompagnati, dividendone l’entusiasmo e anche i momenti meno felici. Grazie a tutti loro, a nome personale e di tutta la FISE. Per quanto hanno fatto e per quello che certamente faranno: perché, già lo so, a Londra questi magnifici atleti gareggeranno da protagonisti”.
Dunque, ce l’abbiamo fatta. L’ultima gara valida per le qualificazioni, quella disputata a Palm Beach, ha registrato il sorpasso da parte degli Stati Uniti, non poco favoriti – naturalmente – dall’aver giocato in casa. Cambia poco. L’Italia è scivolata di una posizione, dall’8° al 9° gradino dell’hit-parade mondiale, senza che mutasse la sostanza, conquistando sul campo quanto era stato strameritato in questi anni di duro lavoro. A Londra la Paralimpica azzurra ci sarà. “E ci sarà per giocarsi le sue carte fino in fondo – annuncia già Deodato Cianfanelli, tecnico federale di questo splendido gruppo – Conosco il carattere dei ragazzi, so che cosa può significare questo risultato per loro e per l’intero movimento paralimpico. Non per niente, conto di qualificare anche altri atleti a livello individuale: siamo dentro come squadra, ma nelle gare che verranno disputate fino a giugno spero proprio di piazzare altri colpi, arricchendo di alternative un team già unito, coeso, pieno di qualità”.
Cianfanelli ha idee chiarissime, frutto di un percorso già fitto di indicazioni: come quella, ad esempio, che solo nel settembre scorso a Morsele, in Belgio, vide gli azzurri piazzarsi a due passi dal podio degli Europei (soprattutto per sfortuna, diciamo pure così), quinti assoluti su 19 nazioni partecipanti. In qualche modo, a Londra si ripartirà di lì: “Il gruppo è come detto ampio e ricco di soluzioni. Ma non c’è dubbio che il team esperto, quello che farà da base alla nostra avventura, è composto da Antonella Cecilia, Sara Morganti, Silvia Veratti e Andrea Vigon. Poi ci sono Emanuele Burchianelli, Mauro Caredda, Francesca Salvadé e Ada Ammirata. Otto ragazzi magnifici, cui spero di aggiungerne altri. Per il momento, ringrazio di cuore chi ce l’ha fatta a regalarci quest’immensa soddisfazione. Gli atleti in prima fila, ma anche la FISE che non ci ha mai fatto mancare il suo appoggio e il Cip, che ci è stato ugualmente vicino. La cosa che più mi entusiasma? La felicità dei ragazzi, la loro consapevolezza di come – nella disabilità, quindi nella disavventura che la vita gli ha riservato – quest’attività costituisca una formidabile occasione per rappresentarsi, per riprendersi qualcosa, per credere nel futuro”.

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