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PARALIMPIADI AL VIA: LE AZZURRE DEL DRESSAGE SUBITO IN CAMPOOggi a Londra la cerimonia inaugurale, da domattina in campo Veratti, Cecilia, Salvadé e Morganti
Dodici giorni di gare, di imprese certamente straordinarie. Per la vita, prima ancora che per lo sport. E’ facile scivolare nella retorica, quando ci si trova a parlare del coraggio, della forza di volontà, dell’indescrivibile grinta che accompagna gli atleti paralimpici.
La loro avventura parte oggi, in una Londra che da giorni avverte la nostalgia delle sfide, dei cronometri, delle misure. L’Olimpiade è appena alle spalle e ci sono molti che, nella metropoli che in buona parte si è affacciata all’avvenimento con snobismo, si dice già in crisi di astinenza da agonismo. Ecco le Paralimpiadi, allora, a sfamare quanti hanno scoperto via via il fascino dell’olimpismo.
Parte oggi, nello stadio che poco più di un mese fa ha ospitato la grande overtoure dei Giochi, l’edizione numero 14 delle Paralimpiadi. La più grande di sempre, con 4500 atleti impegnati in rappresentanza di 147 Paesi. 250 atleti in più, e ben 28 nazioni, rispetto a Pechino 2008. Merito delle molte realtà africane che hanno deciso di scendere in campo, ma anche di Paesi al debutto assoluto come la Corea del Nord, le Isole Vergini e persino San Marino, stretta attorno a un solo atleta, Christian Bernardi, impegnato nel lancio del peso.
Venti le discipline che metteranno in palio le medaglie paralimpiche. Rugby, scherma, bocce, tennis, pallacanestro in carrozzina, atletica leggera, judo, sollevamento pesi, calcio a 5 e a 7, vela, tiro, sitting volley, nuoto, tennistavolo canottaggio, goalball (una sorta di pallamano per non vedenti), arco, ciclismo su strada e su pista, equitazione.
Ecco equitazione. Le nostre ragazze saranno tra le prime in assoluto a dare il via all’avventura azzurra. Da domani, con inizio alle 9, sul rettangolo di Greewinch Park, lo stesso dove si è esibita Valentina Truppa, ci emozioneremo con Antonella Cecilia su Corlord (grado 2), Sara Morganti su Royal Delight (grado 1A), Francesca Salvadè su Come On (grado 2) e Silvia Veratti su Zadok (grado 2). 
Per il nostro team, è il coronamento dell’impresa compiuta all’inizio dell’anno, la qualificazione al nono posto nella ranking list FEI che promuoveva a Londra, appunto, le prime undici squadre. Primi azzurri a staccare il biglietto per l’Inghilterra, gli atleti guidati dal tecnico Deodato Cianfanelli (nella delegazione italiana presenti anche Massimo Petaccia, David Holmes ed il veterinario Daniele Gagliardi), provano a giocare le loro carte sul campo. Cianfanelli è convinto delle chance del suo gruppo: “Conosco il carattere di questi atleti, so che faranno l’impossibile per ben figurare”. Domattina ci proveranno la Veratti, la Cecilia e la Salvadé, nel grado 2 a squadre; venerdì 31 toccherà a Sara Morganti (grado 1), che su “La Nazione” oggi in edicola (l’articolo è in allegato) confessa tutta la sua determinazione: “Lo ammetto, voglio vincere”; poi il 1° e il 2 settembre partiranno i test individuali e il 3 e il 4 il freestyle. Oggi, intanto, visite mediche ok per i compagni a quattro zampe delle nostre amazzoni.
E’ un grande momento per l’equitazione paralimpica e per il movimento paralimpico in generale. “L’Italia – dice il presidente del Comitato paralimpico italiano, Luca Pancalli – punta in alto. Siamo in gara con 98 atleti, distribuiti in 12 discipline”. Gli azzurri per la verità fino a pochissimi giorni fa erano 99. Poi, ci è piombata addosso la pessima notizia di Fabrizio Macchi, il ciclista campione con una gamba sola, finito tra i clienti del dottor Ferrari, il medico inibito a vita dal CONI perché protagonista di numerosi casi di doping. E proprio il Tribunale nazionale antidoping ha decretato la malinconia esclusione del nostro atleta.
Fuori Macchi, dentro altri protagonisti formidabili, tutti con alle spalle una straordinaria storia da raccontare. Come Oscar De Pellegrin, che oggi sfilerà come portabandiera azzurro. Oscar, caduto a 21 anni sotto un trattore mentre lavorava nell’azienda di famiglia, è paraplegico. Ma anche in quella condizione ha vinto moltissimo, nel tiro con l’arco e nel tiro a segno: 58 titoli nazionali, 11 record italiani, due mondiali e 5 medaglie alle Paralimpiadi, che frequenta ininterrottamente da Barcellona 1992.
O come Alex Zanardi, ex pilota della Formula 1, da sei anni con lesioni permanenti alle gambe eppure capace di inventarsi un’altra carriera sportiva sulla handbike, la bici che si muove con la forza delle braccia. In gara per l’oro in tre prove e con eccellenti possibilità di agguantarlo. O come Assunta Legnante, non vedente, campionessa europea nel getto del peso nel 2007 e campionessa italiana l’anno scorso agli Assoluti. O Annalisa Minetti,  la cantante non vedente che oltre Sanremo ha vinto un Mondiale di atletica leggera e a Londra gareggerà nei 1500.
Di tutti questi coraggiosissimi atleti si è soliti dire che, comunque vada, la loro gara l’hanno già vinta. Ma non a tutti piace. I paralimpici si sentono atleti veri a tutti gli effetti. E lo sono. Per rendersene conto, basterebbe leggere negli occhi di Sara Morganti, di Silvia Veratti, di Antonella Cecilia, di Francesca Salvadé. Entusiaste di lanciare la propria avventura nel rettangolo di Greewich Park. Ma pronte a tutto per chiuderla con una medaglia al collo. 


Qui, l'articolo de La Nazione su Sara Morganti
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