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LONDRA 2012: ACCESA LA FIAMMA DELLE PARALIMPIADIMancano ormai soltanto sei giorni al grande evento che vedrà tra l’altro impegnati gli atleti azzurri dell’equitazione
Quattro gruppi scout, al fianco di alcuni atleti disabili, hanno appena acceso le torce paralimpiche di Londra 2012 sulle sommità del Regno Unito, in coincidenza dei quattro punti cardinali. Le fiamme, tra poco meno di una settimana, si riuniranno all’interno dell'Olympic Stadium di Londra, mercoledì 29 agosto, nella cerimonia che darà il via alle Paralimpiadi.
E’ l’atto ufficiale del grande evento che si profila all’orizzonte olimpico e che chiuderà la grande kermesse londinese il 9 settembre. Per la quattordicesima volta, nella città che ha da poco salutato la conclusione dei Giochi, verrà così celebrata, in un clima e con una partecipazione senza precedenti, la manifestazione che mette a confronto gli atleti diversamente dotati di tutto il mondo.
Lo sport per disabili ha avuto origine nel dopoguerra, negli anni durissimi in cui numerosi reduci, molti dei quali con alle spalle un passato agonistico anche significativo, rientravano nei loro paesi gravati di problemi enormi. Seri problemi fisici, in innumerevoli casi, ma anche di natura psicologica. Fu un medico nato in Germania ma naturalizzato britannico, Ludwig Guttmann, neurologo e dirigente sportivo, a intuire che la pratica dell’attività sportiva potesse costituire un’eccellente risorsa per alleviare le sofferenze di migliaia di reduci.
Il padre fondatore del movimento sportivo disabile sarà idealmente seduto in tribuna, mercoledì prossimo, come accade ormai con regolarità da decenni. Guttmann, che aveva allestito con grande successo la prima grande competizione internazionale per disabili nel ’52, i Giochi di Stoke Mandeville, portò l’evento all’interno delle Olimpiadi di Roma, nel 1960. Al suo fianco, lavorò un medico e accademico italiano diventato a sua volta simbolo dello sport disabile nel mondo: Antonio Maglio. Fu proprio Maglio a convincere il collega a trasferire la manifestazione nella capitale italiana, garantendo che avrebbe persuaso le maggiori autorità politiche e sportive del nostro Paese a ospitarli organizzarli negli stessi impianti e negli alloggi che, poco prima, sarebbero stati sede delle gare olimpiche. La sua rete di contatti, e la sua posizione all'interno di uno dei maggiori enti di previdenza italiani, diede corpo al sogno dei due medici: Roma, cinquantadue anni fa, divenne così la sede di quelli che, nel 1984 a New York, sarebbero stati riconosciuti come i primi veri Giochi paralimpici di sempre.
Ora, tra sei giorni esatti, si ricomincia. Con un’attesa che, almeno in Gran Bretagna, non è lontana da quella consumata nei confronti delle Olimpiadi. Il movimento sportivo disabile oltre Manica gode di straordinaria considerazione. Il Comitato organizzatore ha lavorato intensamente, in questi giorni, per apportare le opportune modifiche agli impianti e agli alloggi del Villaggio olimpico. Gli atleti che parteciperanno alle Paralimpiadi sono 4200, provenienti da 165 nazioni. L’Italia si è qualificata in 12 discipline su 20 e parteciperà con 98 atleti. Questa edizione si preannuncia come la più seguita  di sempre, con una formidabile partecipazione di pubblico: 2,1 milioni di biglietti sono già stati venduti sui 2,5 milioni disponibili. Un autentico record nella storia delle Paralimpiadi. Contrariamente a Pechino 2008, dove gli atleti gareggiavano in stadi mezzi vuoti, i biglietti di molte gare sono stati letteralmente bruciati e gli atleti avranno finalmente la soddisfazione (e l’emozione) di esibirsi di fronte a spalti stracolmi.
Non a caso, proprio in queste ore, uno dei maggiori quotidiani del Paese, l’autorevolissimo The Guardian, ha scritto a tutta pagina: “Già vi mancano le Olimpiadi? Non preoccupatevi, arrivano gli atleti paralimpici". A corredo, l’elenco dei dieci migliori atleti attesi alla prova. Una top-ten certamente frutto di un’analisi di parte, visto che ben cinque dei nominati, la metà esatta, vestiranno neanche a dirlo i colori del Regno Unito. Ma, comunque, una buona base di discussione. Vediamola questa lista, allora.
In testa c’è Pierre Mainville, Canada, campione di scherma in carrozzina. Nel 2001, fu protagonista di un allucinante episodio di cronaca: l’ex fidanzato della tassista che lo stava portando per le strade di Montreal sparò in direzione della donna, colpendo Mainville. Paralizzato dalla vita in giù, il ragazzo decise di dedicarsi alla scherma in carrozzina per tenersi in forma.
Al numero due di “The Guardian” c'è Tatyana McFadden, statunitense (corsa in carrozzina). McFadden è campionessa nei 100 metri, la gara della velocità pura, e nella maratona, la prova suprema della resistenza. Nata in Russia con un foro nella colonna vertebrale, ha trascorso i primi sei anni di vita in un orfanotrofio, prima di essere adottata da un funzionario di stato americano. A fianco di una carriera piena di successi, la sorprendente ventitreenne è impegnata in campagne per il miglioramento dei servizi sportivi per i giovani disabili.
Al numero 3, immancabile, Oscar Pistorius, Sudafrica (corsa). Nato con gli arti inferiori gravemente malformati, Oscar dovette subire l’amputazione delle gambe, all’altezza del ginocchio, prima di compiere il primo anno di età. "Blade Runner" o  "The fastest thing on no legs", i suoi soprannomi, corre con il supporto di due protesi che ricordano appunto delle lame: è il detentore dei record sui 100, 200 e 400 metri nella sua categoria. Compete anche con i normodotati: oltre alla più che positiva partecipazione alle Olimpiadi chiuse pochi giorni fa, nel 2011 è stato il primo amputato a vincere una medaglia ai campionati mondiali per normodotati (l’argento nella staffetta quattro per 400).
Una donna al numero 4 di “The Guardian”: è Natalie du Toit, Sudafrica (nuoto). Undici anni fa, a 17 anni, stava andando a scuola dopo l’allenamento in piscina, quando fu investita da un'automobile. Le fu amputata la gamba sinistra. Nonostante questo, non ha mai smesso di nuotare e, da allora, ha vinto 10 medaglie paralimpiche. Ha gareggiato anche alle Olimpiadi di Pechino 2008, finendo sedicesima nella maratona 10 km.
Inglese il numero 5 della lista, Tom Aggar (canottaggio). Promettente rugbista per la formidabile squadra della Premiership inglese, The Saracens, Aggar nel 2005, in mezzo a una notte brava, precipitò da un’altezza di tre metri, cadendo sul cemento. Subì la frattura della schiena e la paralisi delle gambe. Per continuare comunque l’attività fisica, ha scelto il canottaggio. E ha fatto bene: non perde una gara da cinque anni.
Sesta un’altra atleta inglese, Martine Wright (pallavolo da seduti). Martine ha perso le gambe negli attentati del 7 luglio 2005 a Londra. Ma questo non le ha impedito di diventare una star della pallavolo paralimpica, dove una parte del fondoschiena dell'atleta deve necessariamente toccare il campo di gioco per tutta la partita. La sua disciplina è una delle poche delle Paralimpiadi in cui possono competere fra loro atleti di diverse disabilità.
Ancora britannico il numero 7: Peter Norfolk, (tennis in carrozzina). Conosciuto come "Quadfather", Norfolk è un quadriplegico già vincitore due medaglie d’oro ori alle Paralimpiadi, a dispetto dell’impossibilità di usare le gambe e un braccio. A 51 anni suonati, con oltre due decenni di attività professionistica alle spalle, è il favorito per la finale di questa edizione, insieme al suo rivale americano di sempre, David Wagner.
Al numero 8 Nigel Murray, GB (boccia). Nigel è il miglior giocatore del mondo nella boccia, sport simile al bowls (giocato con bocce di forma asimmetrica) e praticato per lo più da individui che hanno sofferto una paralisi cerebrale o seri handicap motori.
Posizione numero 9 per il cinese Chen Liangliang (goalball), già campione paralimpico a Pechino con il team del suo Paese. Pensato per i non vedenti, il goalball è assimilabile al volley: ogni squadra è composta di tre giocatori che cercano di scagliare una palla nella porta avversaria (all’interno della sfera sono presenti dei campanelli, come nel caso del calcio per non vedenti).
Al 10° posto della top-ten, il quinto britannico: Lee Pearson (equitazione). Nato con serie malformazioni ai muscoli degli arti, si è impegnato a fondo per diventare un campione di dressage. Lee è un tipo assai estroverso, appassionato cavalli quanto di moto d'acqua. Da bambino incantò l’allora premier inglese, Margaret Thatcher, al punto che la “Lady di ferro” lo trasportò su per le scale del numero 10 di Downing Street, la sede del capo del governo inglese, durante un evento di beneficenza.
Proprio di Lee, idealmente e non solo, sul terragnolo di Greenwich Park saranno avversarie le nostre magnifiche atlete azzurre, di cui ci occuperemo direttamente, con grande attenzione, nei prossimi giorni: Antonella Cecilia in sella a Corlord (Grado 2), Sara Morganti su Royal Delight (Grado 1A), Francesca Salvadè in sella a Come On (Grado 2) e Silvia Veratti su Zadok (Grado 2). L’appuntamento è per il mattino di giovedì prossimo, 30 agosto, a partire dalle 9,15.
Per saperne di più, e per seguire passo passo la splendida avventura dei nostri atleti paralimpici, basta cliccare qui sotto, sintonizzandosi sul canale allestito dal CIP, il Comitato italiano paralimpico, per vivere in diretta questa nuova affascinante fase dei Giochi di Londra 2012.



Link: http://www.londra2012.abilitychannel.tv/
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