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Intervista a Carlo Beretta - Insieme Oltre i Limiti

Carlo Beretta2Carlo Beretta, da motociclista a paratleta: una vita all’insegna dell’agonismo

 cavalli gli sono sempre piaciuti, però quelli su due ruote. Carlo Beretta ha un passato da motociclista, ma è grazie al paradressage, e all’equitazione, se ha ritrovato la voglia e la forza di mettersi in gioco dopo l’incidente che lo ha visto coinvolto alcuni anni fa. Il paratleta Fise Piemonte, che ha debuttato di recente in rettangolo in Regione con la sua compagna di avventure Anansi, ha tagliato il suo primo traguardo importante all’Internazionale di paradressage Brughiera di Malpensa di fine giugno, dove ha conquistato la medaglia d’oro nel Campionato Italiano Esordienti di Grado V. Si allena presso il circolo ippico La Botticella di Suno, in provincia di Novara, seguito passo passo dall’istruttrice federale di discipline olimpiche e paralimpiche Vera Toscani. Gli abbiamo chiesto perché ha scelto il paradressage e di raccontarci la sua storia fatta di sport, di agonismo e di rivalsa.

Com’è cambiata la tua vita dopo l’incidente?

Le moto sono sempre state la mia più grande passione, fin da ragazzo, ogni attimo libero lo dedicavo a questo sport, e all’emozione che mi trasmetteva. I rischi che correvo, soprattutto in pista, erano sempre più alti, e a un certo punto la fortuna mi ha presentato il conto: amputazione femorale della gamba sinistra, il braccio sinistro salvo per miracolo e una mano malandata, ma utilizzabile. Il giorno che mi sono svegliato dal coma avevo 33 anni, e non sapevo quale futuro mi stesse aspettando. È stato destabilizzante. Mi è servito del tempo per capire se avessi ancora uno scopo, se potessi provare una piccolissima parte di soddisfazione, di senso di esistenza che le moto mi trasmettevano. 

Come ti sei avvicinato all’equitazione?

Un giorno, per caso. Sono uscito a cena con un amico e il ristorante si trovava a pochi passi da un maneggio. Il cavallo è un animale al quale non mi ero mai interessato, invece è subito scattata in me una sorta di attenta curiosità, sentivo il bisogno di informarmi, di capire. Di provare. Volevo tornare in sella, anche se in un altro modo. Mi sono confrontato con l'istruttrice per vedere se la protesi e il lavoro in sella fossero "compatibili", e così è nata una nuova esperienza, emozionante, vera. Era il 2013 e da allora non sono più sceso. 

Perché il paradressage? Qual è il legame tra sport e disabilità?

Dopo l'incidente avevo perso fiducia nelle mie possibilità, invece le possibilità ci sono, basta alzare lo sguardo da terra. Non avevo mai praticato l’equitazione, non ero mai salito su un cavallo, dedicarmi a uno sport per me nuovo, da disabile, dimostra che ci sono traguardi che si possono raggiungere in qualsiasi condizione. Grazie al paradressage ho ritrovato l’agonismo, che mi spinge a dare sempre di più, a impegnarmi e a lavorare duramente per migliorare. L'equitazione non è solo sport, è empatia. Il cavallo è un animale sensibile e meraviglioso e comunicare, lavorare insieme è un'esperienza impagabile. Hai la possibilità di costruire un dialogo unico, fatto di piccoli gesti, di cambiamenti di equilibrio, d’impercettibili movimenti muscolari con cui il cavallo comunica con noi, e noi con lui. Tutto questo mi ha dato un nuovo scopo, un obiettivo, un grande stimolo per continuare una vita che è cambiata, certo, ma che ha ancora tanto da offrire.

Quali consigli vorresti dare a chi si avvicina a questa disciplina?

Il consiglio più grande è di rivolgersi e affidarsi a una struttura seria e competente, che possa accompagnare in un percorso agonistico valido e gratificante sotto tutti gli aspetti. Bisogna prendere confidenza con questo sport in maniera progressiva e responsabile, imparando anche a conoscere se stessi. Un ulteriore piccolo consiglio è di lasciarsi andare, aprirsi a questo splendido mondo dell'equitazione che può solo regalare grandi emozioni e aiutarci a stare bene.

Quale traguardo vorresti raggiungere nei prossimi mesi? 

Riuscire a instaurare un dialogo chiaro, bilaterale, che funzioni al cento per cento con la mia cavalla.