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Intervista a Laura Conz - Insieme Oltre i Limiti

Laura Conz

Master di Eccellenza e unica in Italia ad avere il titolo d’istruttore di quarto livello europeo. Da anni Laura Conz è anche tecnico di paradressage di terzo livello, ed è sempre lei che ha portato Sara Morganti a vincere tre titoli di campionessa mondiale, e che sta seguendo nella sua ascesa sportiva anche la giovanissima Carola Semperboni, paratleta piemontese di spicco che si è distinta al Meeting Internazionale Brughiera di Malpensa di fine giugno. Come si trasforma l’impossibile in possibile? Abbiamo parlato con lei di motivazione, difficoltà e rapporto con i propri atleti.

 

Che cosa cambia tra una disciplina paralimpica e una per i normodotati?
Niente. Ogni livello, ogni sfida ha delle difficoltà. Non esiste una grande impresa sportiva più facile o meno facile. Una grande impresa sportiva è una grande impresa e basta, è sempre difficile, sia nel paradressage sia nelle discipline per i normo dotati.

 

Laura Conz e l’equitazione paralimpica: che cosa hai ricevuto in cambio da questi anni d’insegnamento?
La prima cosa è la consapevolezza che puoi usare tanti linguaggi con il cavallo, che è un animale che ci capisce e ci ascolta con molta più disponibilità e attenzione di quanto si possa pensare. Questo dimostra che ci può essere una maniera diversa di comunicare con il cavallo. Di fronte a certe disabilità, come il cavaliere che non può usare le gambe, tutta la comunicazione avviene attraverso la distribuzione del peso, delle fruste, della voce. È un altro linguaggio, ma i cavalli si dimostrano disponibili e attenti.
La seconda è molto personale: una forza di speranza, un’ammirazione nell’affrontare le difficoltà della vita con tenacia e determinazione. Questo mi ha trasmesso il paradressage in tanti anni d’insegnamento.

Che cosa ti contraddistingue e quali sono i tuoi obiettivi?
Forse questo non tocca a me dirlo, ma ai miei atleti. Sicuramente quello che mi contraddistingue è di avere le idee molto chiare, ho bene in mente la strada che devo percorrere, la programmazione che voglio costruire. Se fai un’ottima prestazione, arriva anche il risultato.
Questi i miei obiettivi: vorrei diventare sempre più preparata, aumentare le mie conoscenze e capacità. Sono come i miei atleti: punto alla prestazione migliore.

Quali sono le qualità che deve possedere un cavallo da paradressage e come si riconoscono?
Il cavallo da paradressagedeve deve avere caratteristiche ben determinate. Di conformazione, d’indole e di qualità delle andature, secondo il livello performante che si deve affrontare. Non puoi prendere un cavallo che ha gareggiato in Gran Prix e darlo in mano un cavaliere che ha poca esperienza.

Il legame tecnico-paratleta è fondamentale: su quali principi sifonda il tuo rapporto?
Rispetto moltissimo e sono molto orgogliosa dei miei atleti.Allenarli è una sfida e uno stimolo divertente. Mi da gioia emotivazione. Mi piace pensare al nostro legame come a una rampa dilancio. Le assi di questa rampa sono formate non solo da da me, ma datutti i componenti del mio team che vanno dal veterinario, alfisioterapista, dagli istruttori quotidiani, al groom, fino aitrasportatori. Però è l’atleta che deve salire sulla rampa elanciarsi. Ed è sempre questa l’immagine che ho davanti agli occhiquando il mio atleta entra in rettangolo.

Qual è il momento più difficile in gara?
Quando il mio atleta, normo o disabile, entra in rettangolo. Questo è il momento in cui vado più in ansia. Di solito quando li vedo partire mi dico “tutto bene, stanno sbattendo le ali”. Potrebbe essere un volo con qualche titubanza, dove magari perdono un po’ l’equilibrio, però volano. Va tutto bene.