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GIULIO TRONCA IN VERSIONE MONDIALE

2021.08.17 – Giulio Tronca ha affrontato a Schildau (Germania) dal 5 all’8 agosto il suo terzo Campionato del Mondo di attacchi nella categoria singoli, ottenendo infine il 5° posto alla guida della sua amata Candy.

Un risultato importante!

«Sono molto felice. Sono felice sia per il risultato, sia per l’esperienza nel suo insieme».

Più di quanto le sia accaduto in occasione degli altri due Campionati del Mondo da lei già affrontati in passato?

«Direi che per la prima volta ho avuto la soddisfazione di portare a termine un lavoro svolto in modo organizzato, sereno, professionale. È stata dura, è stata un’operazione piuttosto complessa, però il tutto mi ha reso davvero felice».

Quando è stata decisa la sua partecipazione a questo Campionato del Mondo?

«All’inizio del 2020. Poi però è successo quel che è successo a causa del Covid e così è stato annullato tutto; o meglio, rinviato al 2021. In realtà l’obiettivo sarebbe stato quello di partecipare con una squadra, ma alla fine non ci siamo riusciti: un peccato, perché sarebbe stata la prima volta, dato che nelle due occasioni precedenti ho gareggiato da solo a titolo individuale».

Come si è svolto il lavoro di preparazione?

«Abbiamo affrontato una serie di concorsi più uno stage con il responsabile tecnico Cristiano Cividini e con il responsabile dell’attività paralimpica che è Michele Della Pace».

A quali concorsi avete partecipato?

«A partire dal mese di aprile e fino alla partenza per Schildau io ho fatto sette gare: quattro completi e tre combinate. Ho fatto anche la Coppa delle Regioni a Bologna la domenica precedente la partenza».

Quindi un programma molto impegnativo!

«Molto, sì. L’ultimo mese poi ho portato la mia cavalla Candy da Cristiano Cividini, e lui ha fatto un gran lavoro di perfezionamento e miglioramento tecnico. Io e la mia groom, Rachele Cricini, andavamo da lui per allenarci tutte le settimane. Rachele è bravissima, ha seguito Candy negli ultimi due anni e mezzo».

Dove sono stati i quattro completi?

«Uno a Verolanuova in provincia di Brescia, due a Scandiano in provincia di Reggio Emilia e uno all’ippodromo Breda di Padova. Tutti posti dove si sono aperti nuovi campi per il completo degli attacchi con gli ostacoli per la maratona».

Questo lavoro di preparazione le ha dato la sensazione di essere migliorato?

«Oh sì, eccome! Per la prima volta ho sentito l’effetto di una preparazione che potrei definire da professionista, e non da dilettante puro con le cose fatte all’ultimo momento. Le altre volte sono arrivato al mondiale con un solo completo alle spalle… ».

Dove sente di aver ottenuto il miglioramento più consistente?

«Il miglioramento è stato di carattere generale, ma al di là degli aspetti tecnici c’è stata anche una importantissima componente psicologica, mentale: una preparazione del genere ti permette di acquisire maggiore sicurezza, una sicurezza che nasce della tranquillità con cui si fanno le cose, dalla consapevolezza del lavoro, dalla consapevolezza circa i propri limiti e circa le cose positive. Le cose positive infatti si valorizzano quando si conoscono i propri limiti, quali sono, dove arrivano, cosa si può fare e cosa no… ».

E Candy? È migliorata anche lei?

«Sì, certo: anche per lei una maggiore sicurezza, più mestiere, sempre più adeguata, sempre più serena… ».

Veniamo alla gara.

«Il giovedì c’è stata la prova di addestramento. Ho fatto un dressage che mi ha lasciato super contento, sicuramente in assoluto la mia migliore prestazione in rettangolo. Tuttavia alla fine mi sono ritrovato ultimo in classifica!».

Cosa che dimostra un altissimo livello tra i concorrenti, no?

«Sì, il livello si è alzato per tutti. Eravamo in quindici concorrenti in totale: otto del Grado 1 e sette del Grado 2. Io sono nel Grado 1, cioè quello in cui gareggiano gli atleti che non possono camminare: nel Grado 2 invece ci sono quelli che hanno comunque delle menomazioni, ma non nell’uso delle gambe. Tutti quelli del Grado 1 avevano già partecipato a un mondiale in precedenza, tranne una signora danese che gareggiava per la prima volta. E tutti siamo migliorati moltissimo. Ma poi c’è anche un’altra questione di base… ».

Cioè?

«Cioè che a livello internazionale non vogliono più i cavalli rilevati. Io invece ho la Candy che ha la testa alta, rilevata, ha un po’ questa sua origine da Frisone. Ci abbiamo lavorato, ma lei ha questa posizione dell’incollatura, c’è niente da fare. Una cosa che è accettata nelle pariglie e nei tiri a quattro, ma non più nei singoli, quindi siamo stati un po’ penalizzati».

Quindi è stato il dressage che le ha negato una possibile medaglia?

«Il dressage e anche i coni, che è il mio punto debole da sempre: anche questa volta non ho fatto benissimo e ho preso 20 penalità».

Invece la maratona?

«Eh… la maratona ha rovesciato le situazioni! Io grazie alla maratona ho recuperato tre posizioni passando dall’ottavo al quinto posto. La prima fase era di quattro chilometri e mezzo di trotto in campagna: noi paradriver la dobbiamo percorrere alla stessa velocità degli altri, cioè quindici chilometri all’ora. Solo che di notte aveva piovuto e in più il percorso per tre quarti era in mezzo a un bosco, quindi fango, buche… Gli altri ne sono usciti abbastanza pestati, io invece molto bene perché la Candy è forte!».

Difficoltà negli ostacoli?

«Beh, anche qui c’è un dato di fatto oggettivo: la Candy è molto grande fisicamente, mentre tutti i miei avversari avevano cavalli di dimensioni più ridotte e per questo molto veloci, direi velocissimi negli ostacoli, molto più maneggevoli della Candy che invece è ben più macchinosa a causa delle sue dimensioni. Comunque, abbiamo tenuto fino alla fine facendo quello che sappiamo fare».

Un’esperienza che potrà essere utilissima per il quarto Campionato del Mondo, allora…

«Piano… Intanto bisogna vedere se ci riesco alla mia età… Non sono pochi i miei 67 anni… Questa volta siamo stati via undici giorni complessivamente: è stata una trasferta impegnativa di cui ho un po’ sentito il peso, ma di grande soddisfazione anche sotto il profilo umano, dei rapporti tra noi: è stata la dimostrazione del valore del gruppo. Io sono stato fisicamente molto bene anche perché il gruppo me lo ha permesso. Questa è una cosa molto importante».