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MARIA AGOSTINI, CIOÈ MARIA

di Umberto Martuscelli

Maria. Quando si era dentro Fieracavalli a Verona pronunciando questo nome senza aggiungere ulteriori indicazioni (il cognome, per esempio, o il titolo… ) si capiva immediatamente che il soggetto era lei. Nonostante la presenza di chissà quante altre Marie, Maria poteva voler dire solo lei. Maria. Eppure se c’era una persona riservata, schiva, poco propensa all’apparire, beh… questa era lei, Maria: sebbene in Fieracavalli ricoprisse il ruolo massimo per le sorti di un concorso che sotto la sua gestione si è trasformato da nazionale in internazionale, e da internazionale in tappa di Coppa del Mondo di salto ostacoli. Ma lei se ne stava dentro il suo ufficio, da dove usciva solo se la situazione lo esigeva, rimanendo anno dopo anno sempre uguale a sé stessa: il suo cappottone color cammello, la sua sigaretta, i capelli avvolti in una specie di grande chignon che anziché rimanere raccolto sulla nuca le abbracciava tutto il capo in una composizione sempre perfetta, sempre esatta, sempre uguale nei giorni e negli anni. Come se Maria avesse voluto dare di sé stessa un’immagine di coerenza e di certezza immodificabili… Maria parlava piano, lentamente, con un tono di voce morbido e mai sopra le righe, per nessuna ragione al mondo. Da tanti anni ormai non si faceva più vedere in pubblico: poi le gravi complicazioni della vita e della salute l’hanno ulteriormente allontanata dal mondo. Fino a portarla via del tutto. Eppure se durante una delle prossime edizioni di Fieracavalli la vedessimo nuovamente aggirarsi nella zona degli uffici del concorso non ce ne stupiremmo affatto: e lei sarebbe sempre la solita Maria, con il solito cappotto color cammello, la solita sigaretta e i capelli avvolti sul capo nella solita e immodificabile acconciatura. Maria, insomma. Una donna alla quale sarebbe stato impossibile non voler bene. Maria.