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IL RITORNO DI ALBERTO ZORZI

di Umberto Martuscelli

Alberto Zorzi è il cavaliere veneto che nella storia del salto ostacoli italiano ha ottenuto i migliori risultati agonistici in assoluto. È un tesoro dell’equitazione azzurra, dunque un motivo di orgoglio per la nostra regione e per tutti coloro i quali in un modo o nell’altro hanno contribuito alla nascita, alla crescita e allo sviluppo prima della sua persona e poi della sua carriera sportiva.

Dopo sette anni trascorsi in Olanda, Alberto Zorzi ha deciso di tornare in Italia. Anzi, per la precisione ha deciso di tornare a casa, in Veneto. Lo scorso 13 febbraio ha messo la… prua della sua vettura in direzione sud ed è partito lasciandosi definitivamente alle spalle quello che per duemilacinquecentocinquantacinque giorni è stato il suo mondo, il suo ambiente, la sua casa. E la sua scuderia, certo. La Stal Tops di Jan Tops, l’uomo che ha dato ad Alberto Zorzi i mezzi e gli strumenti per valorizzare al meglio e al massimo le sue purissime qualità di cavaliere.

Alberto Zorzi era stato ingaggiato da Jan Tops per fare il cavaliere dei cavalli in crescita, dei cavalli giovani, dei cavalli bisognosi di fare allenamento ed esperienza, di quelli che poi sarebbero passati sotto la sella di Edwina Alexander (l’amazzone australiana moglie di Tops). Alberto Zorzi avrebbe dovuto essere quindi un uomo da dietro le quinte, un serio e capace e affidabile trainer di cavalli che poi avrebbero dovuto conquistare grandi traguardi con altri in sella. Ebbene, come è andata lo sappiamo: il talento del campione azzurro messo ‘sopra’ cavalli di valore decisamente oltre la media ha prodotto un fenomeno esplosivo che nessuno – tantomeno Jan Tops – ha potuto ignorare. E così sono arrivati anche i cavalli di Athina Onassis oltre a quelli di Jan Tops. E così Alberto Zorzi ha rapidamente scalato le vette internazionali fino a divenire uno tra i più ammirati campioni della scena mondiale.

Oggi possiamo voltarci indietro e rivivere con immutata gioia e trepidazione momenti grazie a lui indimenticabili: come la vittoria dell’Italia in Coppa delle Nazioni a Piazza di Siena nel 2017, la prima dopo trentadue anni, successo per il quale Alberto Zorzi su Fair Light van het Heike è stato la base determinante con un favoloso doppio percorso netto; oppure la sensazionale impresa compiuta a Londra: la vittoria di due edizioni consecutive del Gran Premio di Olympia, nel 2017 e nel 2018, in sella a Contanga e a Ulane de Coquerie; oppure ancora la vittoria del Gran Premio di Coppa del Mondo di Oslo 2016, con Fair Light; e le due vittorie in Gran Premi di Global Champions Tour, a Montecarlo nel 2017 con Cornetto K e a Berlino nel 2018 con Fair Light… Senza ovviamente contare i piazzamenti nei primi cinque posti nei più importanti Gran Premi del mondo.

Naturalmente come nel caso della carriera di qualunque atleta ci sono stati anche per Alberto Zorzi momenti – due in particolare – che pur nella loro grandezza hanno costituito un certo rammarico per lui, entrambi vissuti nel 2017: il primo in Piazza di Siena, quando nella seconda manche del Gran Premio Roma il nostro campione aveva letteralmente divorato gli avversari e si stava avviando a conquistare una formidabile vittoria se non fosse stato per un eccesso di agonismo che sull’ultimo ostacolo faceva cadere quella maledetta barriera… dandogli comunque un 2° posto pur sempre meraviglioso, certo. Il secondo forse ancor più… indigesto, vissuto a Goteborg nel Campionato d’Europa in sella a Cornetto: Alberto Zorzi è arrivato all’ultima giornata con la possibilità molto concreta di vincere la medaglia d’oro individuale, avrebbe dovuto chiudere senza errori anche quel penultimo percorso così come aveva fatto nei tre precedenti con un Cornetto in forma stellare e lui stesso montando da fuoriclasse assoluto… ma una barriera invece è caduta dando così via libera alla vittoria di Peder Fredricson e tenendo lui in quarta posizione (“Se ci ripenso oggi? Sono ancora arrabbiatissimo… ”, confida Alberto). Paradossalmente, queste due circostanze dimostrano quanto grande sia stato il nostro cavaliere in quei due momenti…

Nei sette anni di Alberto Zorzi in Olanda non ci sono state solo gioie e vittorie: c’è stata anche tanta fatica, un ritmo di vita massacrante, la capacità di dover talvolta accettare decisioni altrui senza poter obiettare alcunché, la disponibilità incondizionata nel dover fare di necessità virtù, la lontananza dall’Italia e da una famiglia a cui Alberto è legatissimo… e ci sono stati poi anche due incidenti molto gravi.

Sette anni fondamentali, quindi: “Sarò per sempre grato a Jan Tops per avermi dato l’opportunità di vivere un’esperienza del genere”, commenta Alberto Zorzi. Ha ragione, ovviamente. Lui è un cavaliere favoloso, ma perfino il più bravo cavaliere del mondo poco può fare senza cavalli alla sua altezza. Ecco perché adesso la sfida che si accinge a vivere Alberto Zorzi è perfino più temeraria di quella che sette anni fa lo attendeva in Olanda: adesso infatti lui dovrà camminare con le sue gambe, essere in grado di creare un’organizzazione tale da consentirgli di rimanere quanto meno a media/lunga scadenza al suo livello. È la sfida della maturità: quella che lui stesso ha voluto incontrare, giustamente. Alberto Zorzi ha deciso di tornare in Italia per stare vicino alla sua famiglia, per respirare di nuovo l’aria di casa, l’aria del suo Veneto, per frequentare regolarmente i suoi amici. Ha deciso di farlo essendo divenuto ormai uomo e campione fatto e finito. Ammirarlo da vicino in questa nuova e importantissima fase della sua vita sarà entusiasmante. E ogni suo successo da oggi in poi varrà doppio…