Quasi uno spriz equestre, il cavallo giusto, un buon cavaliere, tanta competizione, voglia di correre e natura a volontà.
I recenti Campionati del Mondo di Endurance, svoltisi a San Rossore, in quel di Pisa ed il Campionato Italiano Assoluto, svoltisi ad Isola della Scala (VR) mi hanno fatto pensare che capita spesso nel mondo equestre e non, di pronunciare la parola “Endurance” e di leggere sul viso dell’ interlocutore una espressione che rimane nel vago, come dire “si ne ho sentito parlare ma in fondo non so cosa veramente sia”. Vorrei quindi in maniera leggera presentare questa disciplina, senza entrare nelle parti più complesse che potrebbero annoiare, ma semplicemente farla conoscere in maniera leggera e spero simpatica.
Parlando di attualità, l’Endurance è forse la più giovane delle discipline equestri, secondo i ben informati del pianeta cavallo, attualmente uno degli sport di maggior diffusione al mondo.
Competizioni che consistono in gare di fondo e quindi resistenza su percorsi di varia natura, con chilometraggi, che variano dai 20 sino ad arrivare ai 160 Km al giorno, il tutto chiaramente suddiviso in categorie e molto bene regolamentato.
Non spaventiamoci, il cavallo è il giusto protagonista di queste competizioni, e la sua salute in ogni caso è il fattore fondamentale, infatti una delle peculiarità di questa disciplina, consiste proprio nell’attenzione alla salute del cavallo, per questo i nostri amici vengono visitati prima di iniziare ogni gara, quindi controllati nei chilometraggi successivi, a seconda delle distanze percorse e comunque vengono tutelati sopra ogni interesse.
La visita veterinaria, controlla ogni parametro metabolico e meccanico, che permette di valutare passo passo la salute e le condizioni del cavallo, in qualsiasi momento della gara in cui questi parametri vengono a mancare l’animale viene immediatamente fermato.
Bene, ora che vi ho sicuramente tranquillizzato andiamo a vedere come si muove questo mondo.
L’endurance, fa parte della famiglia delle discipline dell’equitazione di campagna ed anche se non è considerata disciplina Olimpica, sembra che qualcosa si muova in questo senso e presto lo potrà diventare.
Vi chiederete, da dove può nascere tale disciplina? Non vi è dubbio, che come in tutta la storia del cavallo, molte discipline sono nate sotto l’egida dei militari, ma personalmente la prima cosa che mi viene in mente sono i Pony Espress, quei famosi cavalieri americani che consegnavano la posta velocemente, coprendo distanze incredibili.
In effetti se andiamo a cercare le origini storiche, possiamo verificare, che le prime prove di Endurance moderno, vennero disputate a partire dal 1954 in California e sapete dove ? proprio lungo la Western States Trail, cioè il percorso che copiava quello usato circa 100 anni prima dai famosi pony-espress.
Come sappiamo, tutto ciò che arriva dall’America, ben presto trova spazio anche i Europa e le prime gare vennero effettuate i particolare in Francia ed in Spagna.
Da noi in Italia si è svolto il primo campionato mondiale a Roma nel 1986 e venne vinto da una amazzone statunitense Sandy Shuler, in seguito anche da noi nacquero diversi campioni, e l’atleta che meglio ci ha rappresentato in questi anni porta il nome di Fausto Fiorucci, che con il suo Arabo Faris Jabar, è stato il più medagliato a livello mondiale.
Dopo un po’ di storia, torniamo alle nostre gare, che pur racchiudendo in se tutto lo spirito della competizione, sono delle meravigliose scene di vita equestre, poiché formano il giovane atleta sin da bambino, infatti si può iniziare all’età di 5 anni.
Il giovane cavaliere deve imparare a gestire in piena autonomia il piccolo pony che gli viene affidato, tutto ciò richiede carattere e decisione, perché è bene che sappiate che i pony pur essendo alti non più di 149 cm, sono altrettanto caparbi e non sempre si sottomettono volentieri.
Le scenette e le immagini, che scaturiscono da questi incontri, vi garantisco sono difficili da descrivere, ma sono momenti stupendi, i bambini a mio parere di Tecnico, incarnano la massima espressione dell’iniziazione equestre, perché sono aiutati dalla loro naturale relazione con l’animale e dal quel pizzico di incoscienza, che fa parte del loro essere.
Il bimbo avvicina il cavallo o pony che sia, con tutta la tranquillità, la fiducia, la decisione, ovvero il bambino approccia l’animale nel modo più vero e sincero possibile, risultato………, un binomio esilarante e nello stesso tempo stupefacente.
I ragazzi che crescono e che continuano ad interessarsi all’Endurance, anche nell’età adolescenziale, vale a dire 13/15 anni, modificano nel tempo il loro rapporto con l’animale che trasformerà la conoscenza in relazione profonda di rispetto ed amore.
Nell’endurance il contatto con il tuo cavallo diventa fiducia reciproca, tu cavaliere sei il capo branco e devi portare il tuo animale al traguardo, ma durante quel percorso per corto o lungo che sia, devi essere una sola cosa, devi parlare al tuo cavallo perché lui, lungo la strada ti parlerà e ti dirà ogni suo bisogno, ogni suo stato d’animo.
Il binomio nel tempo che trascorre dalla partenza all’arrivo, vivono insieme tutti quei particolari momenti, che solo il maratoneta conosce, la competitività, la performance, la concentrazione e la strategia.
È bene sapere, che le medie sono alte, possono andare dai 15 ai 20 Km orari per due, tre, quattro, cinque, sei…………. lunghissime ore ed in questo interminabile tempo, ci sono momenti in cui la missione sembra impossibile.
Ed è allora che l’amore del cavaliere ed il cuore del suo cavallo, si uniscono in una sola cosa per raggiungere l’ambito traguardo ed è sempre allora che il cavaliere, dovrà percepire, se quel cuore sta regalando troppo, poiché questo animale morirà piuttosto di tradire la tua fiducia.
Forse il mio pensiero corre insieme alla poesia, ma vi posso assicurare che ciò che vi dico è verità ed è per questo, che come in tutte le competizioni, non ci si deve inventare nulla e competere nell’Endurance, significa dover fare allenamenti seri e continui, perché a nulla vale il richiamo di un veterinario o l’esclusione da una gara, se io non ho capito per tempo le difficoltà del mio cavallo.
Naturalmente oltre alla parte tecnica in questo sport, c’è anche un lato stupendo, che consiste nel vivere l’animale in natura, come lui desidera, come lui vorrebbe vivere.
Indescrivibile è l’allegria e la complicità che nasce in gara tra l’uomo ed il suo compagno di viaggio, indescrivibile è narrare come vengono affrontati certi tratti in salita, magari con un bel terreno erboso, dove il tuo cavallo si impegna a fondo e ti trascina in volo, in maniera quasi esilarante a superare piccoli ostacoli, curve strette, tu sei con lui e lui è con te, un tutt’uno, cavallo e RE.
Non voglio cadere nei confronti con le altre discipline equestri, poiché tutte sono bellissime ed interessanti, importante è non dimenticare che il protagonista è sempre lui, il cavallo.
Se amate questo animale, amate la natura, amate muovervi fantasticando come un cavaliere indomito, padrone dei boschi e delle praterie, se amate il profumo dei fiori e nel cuore siete animati dalla competizione, dedicatevi all’endurance, parola di un cavaliere di campagna.
A proposito il Campionato del Mondo all’Ippodromo di San Rossore, in quel di Pisa è stato vinto da Salem Hamad Saeed Malhoof Al Kitbi che in sella ad Haleh, alla media di 21,602 km/h, ha conquistato per gli Emirati Arabi Uniti la medaglia d’oro, complimenti, in fondo lui di lungo ha pure il nome, ma non importa, noi continuiamo a divertirci come si sono divertiti i nostri atleti nel Campionato Italiano, dove oltre al vincitore Daniele Serioli ed al secondo classificato Compagnoni Luca, al terzo posto troviamo un atleta Veneto Braido Daniel, tesserato con il Friuli V.G., quindi complimenti ed auguri per un lungo futuro, con i nostri compagni di viaggio, i cavalli.
Colle Umberto, lì 15.06.2021
Cav. Luigi Conforti o.m.r.i.
Cav. Luigi Conforti o.m.r.i.