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LA RIPARTENZA DI GIOVANNI MAGATON

di Umberto Martuscelli

2021.06.25 - Giovanni Magaton è magro, come sempre. Asciutto, tirato e scattante come un ragazzo nel fiore della forma atletica. Anche se ragazzo non lo è più tanto, essendo nato nel 1967 (il 12 maggio) e avendo dunque i suoi buoni 54 anni. E poi c’è un’altra cosa che Giovanni Magaton possiede come la possiedono i ragazzi, pur non essendo un ragazzo: la voglia. Quella voglia che tutta una vita trascorsa in sella non ha minimamente affievolito, men che mai compromesso. Anzi: eventualmente proprio l’esatto contrario…

«Mi sento bene, sto bene, sono pronto».

Pronto per?

«Beh, se dovessero arrivare cavalli interessanti… Non ho affatto accantonato le prospettive di sport ad alto livello, anzi, tutt’altro».

Detto che la sua qualità di cavaliere è fuori discussione, è ben vero che c’è stato un momento della sua carriera in cui sembrava che a questo sport di alto livello lei ci fosse arrivato per rimanerci in pianta stabile, ma poi…

«Sì, è vero, è stato quando sono entrato nel giro della prima squadra in vista del Campionato del Mondo di Jerez de la Frontera 2002. Ma poi… poi ho venduto il mio cavallo, Orby van het Waaierhof, e quindi fine della storia».

Poteva non venderlo?

«Purtroppo no. Io non sono ricco di mio, né di famiglia… e quindi ho dovuto per forza venderlo».

E in quel momento cosa ha pensato, cosa è successo, come l’ha vissuto… ?

«Ho pensato che… beh, niente di particolare, ho pensato quello che tutti possono pensare in momenti del genere, e cioè che se non hai il cavallo adatto per fare certe gare e certi concorsi puoi essere bravo finché vuoi, ma non vai lontano».

Quindi è stato un momento molto difficile…

«Il più brutto momento della mia vita di cavaliere. Anche da un punto di vista affettivo e sentimentale: non sono più andato in scuderia per una decina di giorni, dopo la partenza di Orby, non mi capacitavo di non poterlo più vedere lì».

Anche perché il vostro era un rapporto che durava da tempo…

«Sì, Orby l’ho visto in Belgio nel 1995, quando aveva 4 anni. Tutti lo volevano, ma nessuno l’ha comperato. E così l’ho preso io, quasi per scherzo… È stato un cavallo indimenticabile… Indimenticabile».

Il più bel ricordo con lui?

«La vittoria del Gran Premio dello Csio di Budapest, e il 3° posto in Coppa delle Nazioni, nel 2000. Ma poi quell’anno anche la vittoria in Coppa delle Nazioni a Podebrady, il 3° posto nel Gran Premio dello Csio di Poznan, il 4° posto in Coppa a Bratislava, i piazzamenti nello Csio di Roma a Piazza di Siena, a San Patrignano, a Verona, nello Csi di Coppa del Mondo a Bologna… L’ho detto: un cavallo indimenticabile».

Ma lei poi si è rassegnato o invece ha cercato in qualche modo di ritornare a quel livello?

«No no, rassegnato assolutamente no… ! Solo che io ho prevalentemente montato cavalli di proprietà altrui, e questi cavalli si vendono, quando arrivano offerte interessanti, c’è poco da fare. Di cavalli miei dopo Orby ne ho avuti pochissimi… Uno, Village Born M, me l’ha chiesto la principessa Haya di Giordania… e quindi gliel’ho venduto. C’è stato anche Whisper D: con lui ho fatto tanti bei risultati ma poi si è fatto male e non sono più riuscito a rimetterlo al meglio della forma».

Forse però il suo cavallo più importante dopo Orby è stata la grigia Move On…

«Certo, di proprietà della famiglia Vudafieri. Lei ha fatto molto bene i 5 e 6 anni con Davide Moro, quindi dai 7 in poi l’ho montata io. Nel 2004 abbiamo conquistato il 4° posto nel Campionato d’Italia ai Pratoni del Vivaro, nel 2005 il 4° posto individuale e la medaglia d’oro a squadre ai Giochi del Mediterraneo di Almeria, nel 2008 abbiamo vinto il Gran Premio dello Csi a tre stelle di Cervia… insomma, di risultati ne abbiamo avuti, direi… abbiamo fatto anche qualche Coppa delle Nazioni. Poi c’è stato un altro ottimo cavallo, Fair Play, di proprietà di Paolo Menegon: anche con lui ho fatto i Giochi del Mediterraneo, nel 2009, e sempre nel 2009 ho vinto anche con lui il Gran Premio dello Csi a tre stelle di Cervia, quello di maggio diciamo, mentre quello vinto con Move On l’anno prima era in marzo».

Adesso lei monta nella scuderia di Fabio Brotto.

«Sì, Le Roane. Ho un bellissimo rapporto con Fabio, mi trovo benissimo con lui. Io monto i puledri che poi lui impegnerà nelle gare a partire dai 7 anni».

Quindi lei ha montato anche Vanità delle Roane, la grigia che è grande protagonista sulla scena internazionale in questo momento?

«In effetti no, lei è uno dei pochissimi cavalli che io non ho montato. Ma tutti gli altri sì, compreso Argento… ».

Ecco: Fabio Brotto di Argento dice cose bellissime…

«Un cavallo fenomenale. All’inizio non voleva saperne di saltare gli ostacoli con acqua… Pian piano sono riuscito a fargli capire che si trattava di ostacoli come gli altri, e da quel momento il problema non si è più posto: Fabio con lui ha saltato le riviere ovunque… Peccato che Argento si sia fatto male proprio sul più bello, quando stava facendo molto bene le gare da 1.50».

A lei piace lavorare con i puledri, vero?

«Mi è sempre piaciuto tantissimo, è proprio una mia passione. Tutti i cavalli con i quali sono arrivato a saltare i Gran Premi li ho cresciuti agonisticamente io».

Però adesso è ricomparso il desiderio di gare di più alto livello…

«In realtà l’ho sempre avuto, questo desiderio. Però sì, adesso mi piacerebbe riprendere a fare anche quel tipo di gare… Vorrei anche riavere un cavallo di mia proprietà… anzi, a voler essere proprio del tutto sincero l’ho anche già adocchiato… ».

Insomma, Giovanni Magaton riparte!

«Sì. Ne ho una gran voglia!».

 

Foto: Giovanni Magaton in un primo piano e in gara su Faster delle Roane durante le prove riservate ai cavalli giovani in occasione dello scorso Csio di Roma (ph. UM)