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Il Comitato

ENRICO SANTONI: UNA MEDAGLIA PER RIFLETTERE

di Umberto Martuscelli

2022.07.27 – Enrico Santoni è giovane. Anzi, molto giovane, essendo nato il 10 giugno del 2008 (ad Abano Terme, alle porte di Padova). Ma parla e ragiona come una persona ben più matura della sua età: sia nel tono della voce, sia nei concetti espressi. Certo dipende dalla sua intima natura, ma anche dall’essere cresciuto ‘dentro’ una grande famiglia che lo sport (equestre, ma non solo) lo maneggia quotidianamente: cugini, genitori, zii (di sangue e d’acquisto) e nonni sono tutti legati in qualche modo ai cavalli da un rapporto di lunga durata, quindi come esperienza di vita non certo estemporanea o episodica… qualcosa che scorre nel sangue, insomma. E dunque qualcosa che si è trasferito dentro Enrico in modo chiaramente percepibile.

In sella a Katrin (9 anni da Kannan x Numero Uno), Enrico Santoni ha composto la squadra azzurra children che ha conquistato la medaglia d’argento nel Campionato d’Europa giovanile di salto ostacoli disputato dall’11 al 17 luglio a Oliva, in Spagna. Un risultato importantissimo come sempre lo è una medaglia continentale, ma in questo caso dal valore forse doppio in quanto si è trattato del miglior esito della spedizione azzurra che ha visto in campo anche i nostri juniores e young rider.

«Ero molto emozionato alla vigilia perché un Campionato d’Europa non è certo una gara come le altre… ».

Ma tu solitamente sei un tipo freddo oppure l’emozione predomina?

«No, fortunatamente sono abbastanza freddo in gara: ovviamente sento la tensione e sento l’emozione, ma riesco a tenerle sotto controllo».

Il che a cavallo è una grande dote.

«Sì, soprattutto perché la mia cavalla, Katrin, non ha molta esperienza, proprio come me: la stiamo facendo insieme, passo dopo passo, cosa che ci lega ancora di più. A me questo piace: sapere che lei e io stiamo facendo un percorso condiviso».

A proposito di percorso: a Oliva la prima prova del Campionato d’Europa l’hai chiusa con un errore ma con un tempo molto simile a quello di chi è rimasto al vertice della classifica, segno che volevi davvero andare all’attacco…

«Sì, è così, la mia intenzione era quella di ottenere subito un buon risultato. Purtroppo c’è stato quell’errore, ma sono molto contento di come è andata quella mia prima prova, davvero molto contento».

La seconda… ?

«Eh… la seconda invece è stata una delusione. Una grande delusione. Quelle 12 penalità proprio non me le aspettavo. Ma non solo io: non se le aspettava nessuno, credo… ».

Cosa può essere successo?

«Mah, direi semplicemente che non era il nostro giorno. Katrin e io in quel percorso proprio non ci siamo capiti. Può succedere: purtroppo è successo proprio quel giorno e proprio in quella gara… ».

Come ti sei sentito dopo? Arrabbiato, deluso…

«No… cioè, un po’ deluso sì, ma più che altro mi sono concentrato sul capire il motivo di quegli errori. Il giorno dopo non abbiamo avuto gare e così sono uscito con Katrin tre volte per lavorare un po’, e devo dire che è stato un utile momento di riflessione».

Le cose infatti poi sono andate meglio… e alla fine l’Italia ha conquistato la medaglia d’argento!

«Sì, la medaglia è nostra, della squadra, e devo dire che la mia delusione personale è stata ampiamente superata dalla gioia per la conquista di questa medaglia».

Ci sarà stato un bel momento di euforia, no?

«Sì, certo. Poi l’atmosfera tra noi è sempre stata bellissima, dall’inizio alla fine: siamo sempre stati tutti assieme, anche con i ragazzi più grandi, quelli delle squadre juniores e young rider. Un bellissimo rapporto, tutti si sono aiutati, è stato bello».

Avete seguito tutti le gare di tutti?

«Abbiamo seguito tutto. Quando abbiamo fatto la nostra finale a squadre i ragazzi young rider sono venuti a fare il tifo per noi con le bandierine dell’Italia… è stato bellissimo».

E poi? Una volta rientrato a casa hai pensato a quello che avevi vissuto in Spagna? Quali riflessioni ne hai tratto?

«Sì. Ho capito su cosa devo lavorare. La strada sarà lunga, ma il primo passo lo abbiamo fatto e per questo sono molto felice».

Nel 2023 tu non sarai più children…

«Eh sì, lo so. L’anno prossimo entro nella categoria juniores e so bene che il percorso sarà molto in salita. Però questa consapevolezza non fa altro che aumentare la mia voglia di lavorare e impegnarmi».

In effetti la realtà juniores potrebbe essere un po’ più complicata di quella children…

«Molto più complicata, non solo un po’… Le nostre gare sono comunque impegnative, ma quelle juniores lo sono ben di più e non solo per via dei due buchi di differenza nell’altezza degli ostacoli… È tutto il complesso che rende molto complicato il passaggio da children a junior, questo lo so bene. Per questo devo concentrarmi e impegnarmi al massimo fin da ora».

In generale come consideri l’equitazione… cosa rappresentano per te la vita in scuderia e lo sport agonistico?

«L’equitazione è un obiettivo della mia vita. Antonella Canova è la mia istruttrice e io in futuro spero di poterle dare una mano, montando anche i cavalli giovani, rimanendo in questo ambiente e in questo mondo insomma»