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Giovani cavalli: la parola a Licinio Grossi

Ha preso il via quest’anno la nuova iniziativa del Comitato che ha come obiettivo la formazione e la crescita agonistica dei giovani cavalli. Una serie di Stage sul territorio con un grande uomo di cavalli che non ha bisogno di presentazioni: Licinio Grossi. Proposti e organizzati dal consigliere Aldo Mitrale, accompagnano i binomi in un percorso di fiducia e conoscenza reciproca. Abbiamo incontrato Licinio Grossi in occasione del secondo stage appena concluso, e scambiato con lui quattro chiacchiere per approfondire il tema della formazione dei giovani cavalli.

Qual è l’obiettivo primario di un buon addestratore?
Credo che si debba migliorare la vita dei giovani cavalli che stiamo addestrando poco alla volta, passo dopo passo. Come? Nessuno ha la bacchetta magica, ma quello che vorrei che fosse recepito dai cavalieri e amazzoni è che l’obiettivo è di far progredire il proprio cavallo nel miglior modo possibile. Le parole chiave sono: naturalezza, equilibrio, pazienza. I cavalli non hanno “l’orologio”, non hanno la percezione del tempo. Bisogna essere flessibili e non programmare troppo il lavoro. Oggi dovremo dedicargli un’ora, domani venti minuti e il giorno dopo ancora andremo in passeggiata.

E la qualità più importante?
Contrariamente a quanto si possa pensare non è il talento, ma la sicurezza e la fiducia nel cavallo che si sta addestrando. Da questo punto di vista i cavalieri che ho incontrato agli stage mi hanno dato molta soddisfazione non tanto perché hanno montato bene, ma perché sono entrati in questa ottica. Terminavano la ripresa col sorriso, felici. Se io sono contento, lo è di conseguenza anche il mio cavallo.

Quale tipo di lavoro viene affrontato durante le riprese?
Punto a un lavoro semplice, con degli esercizi che mirano a mettere sulle proprie gambe i cavalli, nella fiducia totale dei cavalieri. È un percorso che affrontiamo insieme, incontro dopo incontro, e che raccoglierà i risultati alla fine dell’anno. A questo proposito la presenza in campo degli uditori, che ho richiesto e incentivato, anche se inusuale, è fondamentale perché la buona riuscita dell’equitazione e dell’addestramento di un giovane cavallo è frutto di un lavoro d’equipe di tutte le figure coinvolte e che ci lavorano accanto: dall’istruttore al cavaliere a chi mette le barriere a terra. Per questo è importante che tutto il team assista alle riprese.

Come gestire le difficoltà?
Può capitare che un giovane cavallo si trovi in una fase dove non apprende, salta male, tocca, è troppo caldo. Bene. È proprio in questa fase che si vede un buon addestratore. Quando va tutto per il verso giusto, siamo tutti bravi, ma è nelle difficoltà che dobbiamo chiederci “perché?” Ci possono essere tante motivazioni: sta crescendo, fa caldo, fa freddo, magari ho forzato troppo il lavoro. È nella fase in cui il nostro cavallo ci da meno che dobbiamo essere attenti, ricettivi.

A cavallo giovane, cavaliere “vecchio”?
Preferisco: “A cavallo giovane, cavaliere intelligente”. Che significa sensibile. Gentile. Certo, la tecnica è importante, ma fa il giusto e per me rappresenta il 20 per cento. L’altro 80 per cento è fatto di attenzione ed empatia. Quando si monta, bisogna prima di tutto provare a pensare a  quello che pensa il proprio cavallo.