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Londra: completo dietro alle quinteLe parole a caldo del tecnico Girardi e dell’aviere capo Vittoria Panizzon

Su una cosa eravamo tutti d’accordo: si va alle Olimpiadi per fare medaglia. E questo era il nostro obiettivo. Un obiettivo mancato, che lascia spazio all’amarezza, ma anche ad alcuni doverosi appunti”. Queste le parole del selezionatore seniores Francesco Girardi, all’indomani delle Olimpiadi di completo, ospitate a Greenwich Park e all’Olympic Stadium di Londra.

La prova di dressage. “Il secondo posto di Stefano, nella prova del rettangolo – spiega Girardi - ci aveva dato una forte motivazione nel credere in una medaglia. Sapevamo, però, che erano tutti vicini con i punteggi e che, quindi, poteva in seguito stravolgersi la classifica. Apollo ha eseguito una prova splendida, come ci aspettavamo. Il 47° posto in classifica di Vittoria e Pennyz, invece, non ci preoccupava. Conoscevamo il temperamento della cavalla e, anche alla luce della sua giovane età ( 9 anni, la più giovane delle Olimpiadi di completo, ndr), sapevamo che il dressage poteva essere il suo unico punto debole. L’unico”.

La prova di cross country.C’era tutto: la tecnica, i sali-scendi, i salti in pendenza. L’altezza degli ostacoli non era eccessiva. La difficoltà era restare nel tempo. Dati alla mano, solo 9 binomi, dei 74 olimpici, sono riusciti a rispettare i 10 minuti e 30 secondi. E tra questi c’era Vittoria Panizzon, protagonista di un’eccezionale performance. Detto questo – prosegue Girardi – pur aspettandoci un fuori tempo da parte di Apollo, non eravamo pronti alle 11 penalità. Stefano è arrivato a Londra ben preparato e sul posto ce l’ha messa tutta”.

La prova di salto ostacoli. “Il primo giro non era proibitivo. E’ nella filosofia olimpica, e anche in quella del completo, permettere ai partecipanti di portare a termine le tre prove. Per questo motivo, dopo un cross così impegnativo, hanno mantenuto la prima manche, ultima prova a squadre, non più alta di 1.25 e non troppo tecnica. Discorso diverso per la seconda manche, una 130 più selettiva, riservata ai migliori 25 individuali. Anche qui, soli 9 doppi netti, e Vittoria Panizzon è stata eccezionale. La cavalla ha una resistenza incredibile. Basti pensare che, dopo il cross e il defaticamento, ha messo in difficoltà la sua groom che la riportava in box passeggiandola a mano. E’ instancabile e, nel salto, davvero qualitativa. La Panizzon – ha concluso il tecnico – ha fatto davvero un ottimo lavoro su di lei. Con questo binomio guardiamo al futuro, certamente. D’altro canto, a mio avviso, Stefano Brecciaroli è partito meno motivato, ma ha effettuato un buon primo percorso, purtroppo macchiato dalla fermata. Il cavallo era agli ordini e saltava benissimo. In seconda manche, una barriera può capitare. Vista singolarmente, la prova di salto è stata accettabile. L’unica macchia nera della performance del binomio Brecciaroli – Apollo è stato quel fuori tempo nel cross. Quello ha determinato l’ irrecuperabilità del podio. Concludo precisando che i due nostri azzurri sono tra i migliori 20 nel mondo olimpico”.

Le parole di Vittoria Panizzon.

“4 anni fa, mentre io ero con Rock Model alle Olimpiadi di Pechino (16° individuale, ndr), Borough Pennyz era a prato, aveva 5 anni e, nonostante l’avessi domata, avevo preferito ritardare il lavoro. Detto questo, sono entusiasta di lei, e soddisfatta della preparazione che ho compiuto in vista di Londra. Sono mesi che galoppo e trotto in collina e questo ha favorito Pennyz, che già di suo è predisposta al salto e alle lunghe distanze in cross. Il percorso non era altissimo, ma richiedeva 7 minuti di galoppo sostenuto e ininterrotto, per poi, all’ottavo minuto, che prevedeva il galoppo in piano, recuperare, e riprendere motore successivamente fino al traguardo. La mia cavalla è agile, veloce ed equilibrata, quindi non ha risentito delle pendenze. Gli alberi disseminati lungo il cross rallentavano un po’ i cavalli, quindi io ho pensato solo a galoppare mantenendo la posizione, la fluidità e (sorride, ndr) a tagliare un po’, passando vicina agli alberi e accucciandomi sotto ai rami. Sai, io e Pennyz siamo piccole, quindi è stato facile. Il salto ostacoli è andato bene – prosegue l’amazzone - peccato per quella penalità di fuori tempo. Partendo tra i primi non ho avuto modo di valutare il ritmo da tenere. La cavalla ha saltato meglio in seconda manche, probabilmente perché era più impegnativa sia di altezze che di tecnica. E anche perché galoppavo di più e giravo più stretto. Per quanto riguarda il dressage, prova che mi ha penalizzata, io resto soddisfatta della cavalla. E’ molto maturata e si dimostra capace di maggiore concentrazione. Resta ancora molto da migliorare, lo so, ma possiamo farcela, perché i movimenti ci sono. Ho solo un disappunto: non ho potuto lavorare serenamente in piano, come da programma, la mattina stessa, prima del rettangolo. Ho dovuto farlo in un campo dove saltavano altri cavalli e lei si è agitata. Questo ha influito certamente sulla performance. Desidero ringraziare il Presidente Paulgross per il sostegno che mi ha dimostrato – ha concluso l’amazzone – questo abbatte un po’ le distanze geografiche che mi separano dall’Italia che rappresento”.

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