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FISE: il benessere del cavallo e l’antidoping al passo con i tempi

Non c’è dubbio che, insieme all’aspetto tecnico e agonistico, l’argomento che riscuote più interesse da parte degli appassionati equestri sia quello relativo all’area del benessere e la tutela del cavallo sportivo, di cui il doping è parte integrante, anche se non certo l’unico elemento.
Il recente cambio di rotta sull’argomento da parte della FISE, che si è prontamente allineata ai dettami della FEI, apre un mondo nuovo, più moderno e consono ai problemi che si riscontrano nelle gare e nei concorsi.
Per fare luce sul cambiamento, definito giustamente epocale, abbiamo incontrato il colonello Adriano Sala, capo del Dipartimento Veterinario della Federazione italiana sport equestri, uomo di profonda esperienza e conoscenza che durante la carriera militare, durata fino al 2000, ha comandato il Centro Allevamento e Rifornimento Quadrupedi di Grosseto, oggi conosciuto come Cemivet, Centro Militare Veterinario, mentre a livello sportivo ha accompagnato la nazionale italiana in ben tre edizioni delle Olimpiadi (Los Angeles ‘84, Seul ‘88 e Barcellona ‘92) come responsabile veterinario.
Oggi la sua funzione nel dipartimento consiste nell’organizzare e predisporre una serie di attività che vanno dai rapporti con il ministero della Salute all'aggiornamento sui regolamenti dei veterinari impegnati sul campo dei concorsi, dalle iscrizioni dei cavalli alla FEI alle condizioni di idoneità delle strutture e dei ricoveri nei concorsi, alla regolamentazione sulle profilassi, fino al coordinamento di una serie di attività che culminano con la corretta applicazione delle norme sull'iscrizione all’anagrafe equina e alla identificabilità di ogni soggetto partecipante alle gare.


- Colonnello Sala, cosa significa in concreto benessere e tutela del cavallo sportivo?

Il benessere consiste nel creare per il cavallo le condizioni che, nel rispetto delle esigenze etologiche proprie della specie, garantiscano la massima sicurezza nello svolgimento dell'attività sportiva che deve essere, anche per il cavallo, gioco e sicurezza per svolgere la propria attività nel modo migliore e con il piacere di farlo. Concetto questo che prevedere una serie di fattori che non terminano con i controlli antidoping, ma affondano le radici in una serie di ulteriori aspetti: condizioni climatiche, idoneità dei terreni, costruzione dei percorsi, adeguatezza dei trasporti, igiene dei ricoveri, igiene del lavoro, idonee e corrette terapie. Tutti fattori da considerare attentamente in quanto utili a garantire i presupposti del benessere. Il controllo antidoping è solo uno strumento che consente di garantire che l'inosservanza delle regole o la negligenza nel garantire condizioni di benessere trovino soluzione in strumenti illeciti. Un lavoro scriteriato, stress eccessivi legati a trasporti non idonei, il mancato rispetto di periodi di riposo o di un’adeguata convalescenza non devono trovare rimedio nella chimica, che diventa cosi strumento di doping e di maltrattamento. Pur sottolineando che è necessario mantenere alta la guardia contro il doping non bisogna però dimenticare che è maltrattamento anche il sottoporre un cavallo a viaggi faticosi e continui, abusare di lui senza concedergli il giusto riposo, fare saltare un cavallo a 40 gradi di temperatura. Intendo dire che un attento programma antidoping sul quale l'immaginario collettivo è superconcentrato non è da solo garanzia di benessere. Altri fattori meno eclatanti dal punto di vista mediatico debbono essere considerati come indispensabili argomenti: l’alimentazione, la cura, le terapie per creare le giuste condizioni per il cavallo. Il doping può anche non essere maltrattamento quando si cercano scorciatoie per il successo che quasi mai però arriva con l’utilizzo di sostanze non illecite ma somministrate prima dei concorsi e non facenti parti di una cura”.

- Come cambia il nuovo regolamento antidoping FISE?

“E’ un’evoluzione giusta e naturale molto più aderente alle problematiche attuali. E’ una sorta di adeguamento alla nuova realtà. I laboratori di analisi infatti si sono talmente raffinati nel tempo che sono in grado di rintracciare nell’organismo quantità infinitesimali di sostanze, spesso code di trattamenti legittimi e di nessuna influenza sulle prestazioni dei cavalli in gara. Perciò oggi nel nuovo regolamento antidoping tendiamo a distinguere il doping, come presenza nei liquidi biologici di sostanze illecite e vietate in quanto non hanno indicazioni terapeutiche sul cavallo, differenziandole da quelle sostanze che rientrano invece nel repertorio terapeutico destinato al cavallo e comprese in preparazioni autorizzate al libero commercio dalle autorità sanitarie. La loro presenza non è consentita in gara, ma non comporta necessariamente l'accusa di doping, che può attuarsi solo dopo una valutazione della giustizia sportiva, tenuto conto della verifica di ogni singolo caso sulla base di quanto emerso dal controllo di quanto riportato sul Log book (il registro dei trattamenti) e delle autorizzazioni rilasciate dalla giuria di gara. La normativa attuale non è assolutamente più permissiva della precedente, ma si propone di colpire con la massima severità le attività dolose distinguendole dalle positività legate, come ho detto, a code di trattamenti terapeutici legittimi ininfluenti sulla prestazione e attuati esclusivamente a tutela del benessere del cavallo”.

- Quanto è grave e diffuso il doping in Italia?

Nel nostro mondo, meno di quello che si crede. Lo scorso anno nel salto ostacoli, la disciplina numericamente più importane, a livello internazionale abbiamo avuto per i concorrenti italiani positività zero. Penso sia fondamentale, ora, fare prevenzione e informazione sempre più capillare, tra i giovani e i dilettanti e nelle discipline nuove per dare a tutti la possibilità di conoscere l’argomento. Nessuno potrà cosi più dire: ‘ Io non lo sapevo!’”.

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